Prostitute, il sindaco le riveste: giubbotto arancione e pantaloni. Ma nessuno rispetta l'ordinanza

Prostitute vestite come posteggiatori per attirare meno clienti. Ordinanza con multa di 500 euro a Spino d'Adda di Carlo D’Elia

Una prostituta

Una prostituta

Spino d'Adda (Cremona), 2 settembre 2015 - Prostitute vestite come posteggiatori per attirare meno clienti. A Spino d’Adda, piccolo comune di quasi 7mila anime, in provincia di Cremona, per combattere lo scempio del mercato del sesso si è deciso di eliminare minigonne e tacchi a spillo dalle strade del paese. Le ragazze, quasi tutte dell’Est, dovranno indossare il giubbotto catarifrangente per tutta la giornata e i pantaloni dalle 18 alle 8 della mattina. Ecco quanto è stato deciso dal sindaco Paolo Riccaboni attraverso un’ordinanza che è entrata in vigore dal 28 agosto scorso.

La sanzione per i trasgressori? Un salasso. Oltre alla multa di 500 euro è prevista anche la segnalazione alla procura della Repubblica nel caso di doppia infrazione nel giro di sei mesi. Nel tratto della Paullese, a cavallo tra le province di Cremona e Lodi, tra Spino e Zelo Buon Persico, le squillo non sono mai mancate. Meno di una decina le ragazze, spesso molto giovani, che in alcuni casi vendono il loro corpo per libera scelta, altre per costrizione. Tante lo fanno per necessità, altre in un contesto di criminalità organizzata. Il mondo a luci rosse nei dintorni di Spino si accende già alle 18. Da quell’ora è facile notare prostitute, provenienti da Romania, Moldavia e Ucraina, sui marciapiedi che aspettano già i primi clienti.

Sul tratto di competenza del comune cremasco hanno la pelle chiara e si muovono provocanti su una rotatoria a due passi dal centro abitato del paese, qualcuna approfitta della luce di un benzinaio. I clienti, uomini di ogni età, si accostano ai lati della strada con la macchina per contrattare il prezzo di una prestazione. A mezzanotte il viavai è sempre più costante. E nessuna delle prostitute, provocanti e in abiti succinti, ha indossato il giubbino arancione e tantomeno i pantaloni.

«Ho saputo dell’ordinanza del sindaco solo stasera (lunedì, ndr) - spiega una ragazza ucraina che da tre anni si prostituisce sul tratto di Paullese nel comune di Spino d’Adda -. Penso che andrò via da questo posto. Non voglio rischiare di prendere una multa o peggio essere denunciata. Faccio questo mestiere per arrotondare lo stipendio. Non sono schiava di nessuno. Ho già un lavoro, ma non è facile andare avanti con 800 euro al mese«. La prostituzione di strada è una folle ragnatela di persone che difficilmente cambia ogni giorno. Ogni ragazza ha uno spazio prestabilito. Sulla rotatoria vicino l’area industriale di Spino, una ragazza alta con i capelli neri arriva di solito attorno alle 20. Ha ventiquattro anni e si piazza davanti a una villetta. Anche lei non rispetta l’ordinanza del sindaco Riccaboni: del giubbotto catarifrangente neanche l’ombra. «Nessuno è passato ad informarmi di questa novità - rivela la ragazza che scopriamo essere originaria della Romania -. Comunque non mi interessa. Sono qui per lavorare. Non ho intenzione di andare via da questa zona».