PAOLA PIOPPI
Cronaca

Emergenza migranti, scontri e fumogeni a Chiasso: tre arresti, due comaschi in cella

Due giovani di Como e Tavernerio sono accusati di sommossa, ma la polizia elvetica sta indagando per identificare gli altri responsabili

I "No Borders" in azione a Chiasso

I "No Borders" in azione a Chiasso

Como, 13 settembre 2016 - Si è conclusa con tre arresti il pomeriggio di proteste e danneggiamenti che domenica ha tenuto in scacco il centro di Chiasso e l’area doganale. In cella, arrestati dalla polizia cantonale ticinese, sono finiti tre italiani, tra cui due comaschi. Una ragazza di 18 anni di Tavernerio e un ragazzo di 23 anni di Como, assieme a un giovane residente a Rovereto.

Sono accusati di sommossa, per aver partecipato a quella manifestazione che alle spalle si è lasciata una scia di danneggiamenti e di esplosioni di bombe carta e fumogeni. Tutte condotte alle quali la polizia non ha reagito, mantenendo un cordone di sicurezza che non si è sciolto nemmeno quando si è verificata l’esplosione degli ordigni. Altre accuse che pendono sui giovani arrestati, riguardano i danneggiamenti e il blocco della circolazione stradale nell’area tra la stazione e la frontiera, l’aver creato condizioni di pericolo per la cittadinanza, dal momento che molte condotte sono avvenute in presenza di persone e bambini che nulla avevano a che fare con la protesta, ma anche l’aver indossato cappucci e che impedissero di vederne il volto, comportamento vietato da una specifica legge cantonale. Queste sono le accuse principali più evidenti rispetto a quanto accaduto, alle quali potrebbero esserne aggiunte altre. I no borders si sono aggiunti alle centinaia di persone che fin dal primo pomeriggio stavano animando una manifestazione non autorizzata, per protestare contro i respingimenti di migranti che da due mesi avvengono al confine tra Como e la Svizzera, e più in generale contro al politica elvetica in tema di immigrazione.

Come già avvenuto in questi ultimi giorni, si sono infiltrati piccoli gruppi di giovani fuori controllo, che non fanno capo a nessuna organizzazione né associazione, il cui intento è solo quello di alimentare tensione e favorire gli scontri con le forze di polizia. Non ci sono riusciti una settimana fa, domenica, quando alcuni attivisti svizzeri hanno portato pasti ai migranti alla stazione di San Giovanni a Como, invitato decine di stranieri a rifiutare i pasti offerti dalla Caritas. Non ci sono riusciti nemmeno il giorno successivo, quando il trambusto è stato alimentato da un piccolo gruppo di giovani comaschi, tutti noti alla Digos e a chi si occupa di ordine pubblico in Questura a Como, che hanno visibilmente cercato lo scontro, senza successo. Infine questi stessi soggetti, sono ricomparsi domenica tra i gruppi di manifestanti a Chiasso, dove ancora una volta le forze di polizia, hanno tenuto le distanze e accuratamente evitato ogni genere di intervento repressivo, limitandosi a garantire la sicurezza di una situazione non facile. Parallelamente, è stato però svolto un lavoro di identificazione dei partecipanti più pericolosi, che hanno danneggiato immobili pubblici e privati lungo il percorso del corteo, oltre a esplodere gli ordigni artigianali. Tre di loro sono stati subito bloccati, ma il lavoro di identificazione della polizia svizzera è solo all’inizio.