La maledizione del Politeama, crepe e crolli nel teatro di Virzì

Como, transennata la sala scelta dal regista del “Capitale Umano”

Teatro

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Como, 21 luglio 2017 - Sembra inarrestabile il lento declino del Politeama, il cineteatro che un tempo era uno dei luoghi più frequentati di Como e ora, chiuso e abbandonato, rischia addirittura di crollare in testa ai passanti. La struttura è ancora integra, assicurano i tecnici, ma gli intonaci specie quelli della facciata sono malmessi, così da un paio di giorni di fronte al vecchio ingresso principale, in piazza Cacciatori delle Alpi, sono comparse le transenne. Servono ad evitare che i passanti, diretti in stazione o verso il centro, passino troppo rasente ai muri. Meglio non correre pericoli con il vecchio cineteatro.

Da quando nel 2013 il regista Paolo Virzì decise di farne il protagonista muto de «Il capitale umano», in cui recita nella parte di se stesso, ovvero un teatro spettrale e cadente al centro di un progetto di ristrutturazione destinato a fallire, sembra che il Politeama si diverta a fare i dispetti a chi si è dimenticato di lui. Nel luglio dello scorso anno ad esempio il palcoscenico cedette di colpo mentre era in corso una visita di facoltosi russi che avevano manifestato interesse al suo acquisto. Il risultato fu che una delle signore che componevano la comitiva finì all’ospedale con diverse fratture e dei russi si perse ogni traccia.

Praticamente la storia del Politeama, lo storico cineteatro di Como che non ha ancora trovato qualcuno disposto a investire nella sua salvezza. Inaugurato il 14 settembre del 1910 con la Bohème di Puccini, il Politeama ha chiuso definitivamente i battenti all’inizio del 2005. All’ingresso, tra polvere e ragnatele, si distingue ancora la locandina dell’ultimo film proiettato, ‘The Aviator’, di Martin Scorsese. Prima, ci sono stati premi Nobel come Luigi Pirandello, che si esibì qui negli anni Trenta con la sua compagnia, il jazzista Duke Ellington e Filippo Tommaso Marinetti che giocava in casa essendo di Como.

Spettacoli leggeri come la rivista del grande Macario, le canzoni della mala di Ornella Vanoni fino a un giovane Adriano Celentano, per il quale andarono esauriti in un batter d’occhio i 1.300 posti all’interno, tanto che chi c’era ricorda una fila che proseguiva attorno all’isolato. Quando la rivista lasciò il posto al cinema, in occasione delle prime visioni si ritrovava tutta la città. Chiuso una prima volta nel 1985 perché non rispondeva più alle norme di sicurezza, il Politeama riaprì nel 1988, anche se solamente platea e balconata erano rimasti accessibili, perdendo i due terzi dei posti a sedere. Il colpo di grazia è arrivato all’inizio del nuovo millennio, alla morte del proprietario, Alfredo Gaffuri, l’ultimo a vivere all’interno dell’immenso palazzo di cui era diventato con il tempo anche il custode. Fu lui a lasciare il pacchetto di maggioranza della Politeama srl, il 78,4% delle quote, al Comune di Como, mentre il resto della proprietà è frazionato tra 69 soci privati. Da allora il grande cineteatro è in stato di completo abbandono. Ormai i veri padroni sono i piccioni che entrano facendosi largo nelle travi del tetto.