Omicidio Molteni, mancano ancora mandante e movente

L'unica connessione fra la vita della guardia giurata, reclutatore degli uomini che hanno ferito e ucciso Molteni, e il professionista è la ex moglie Daniela Rho

Omicidio Molteni (Cusa)

Omicidio Molteni (Cusa)

Carugo, 14 luglio 2016 - Il reclutatore di manovalanza, gli esecutori delle minacce e del delitto, gli amici che hanno dato una mano a scappare e a bruciare l’auto. Nella ricostruzione dell’omicidio di Alfio Molteni, architetto di 58 anni raggiunto da un colpo di pistola a una gamba la sera del 14 ottobre, agli inquirenti manca solo una cosa: il mandante e il movente. Con i tre arresti eseguiti ieri su ordinanza di custodia cautelare in carcere, le indagini sono arrivate a ricostruire l’ultimo anno di vita del professionista, durante il quale ha subito ripetute minacce, danneggiamenti e atti intimidatori. Senza comprenderne il motivo. Stalking, in una parola, che ora viene contestato a questi tre ultimi indagati, assieme a tutti gli altri reati.

A cosa fossero finalizzate tutte queste condotte, arriveranno gli inquirenti nel prossimo  passaggio: i carabinieri del Reparto Investigativo di Como, assieme al Reparto Crimini Violenti del Ros di Roma, stanno lavorando coordinati dal sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso. Intanto sono finiti in carcere tre indagati ritenuti figure fondamentali.

Luigi Rugolo, guardia giurata di 44 anni di Seveso, indicato come reclutatore degli autori di minacce, incendi, dolosi, esplosioni di colpi di pistola, compreso quello che la sera del 14 ottobre è costato la vita a Molteni. Ad attenderlo sotto casa, c’erano Michele Crisopulli, 44 anni, già arrestato lo scorso 21 marzo, e Vincenzo Scovazzo, 60 anni, entrambi di Cesano Maderno. A sparare sarebbe stato quest’ultimo, poi fuggito sull’auto della vittima data alle fiamme a Paderno Dugnano con la complicità di Stefano Posca, 27 anni di Cesano, anche lui arrestato a marzo. Infine ieri mattina è finito in carcere Giuseppe De Martino, 54 anni, sempre di di Cesano Maderno, zona in cui è stata reclutata la manovalanza impiegata per infierire sul professionista.

De Martino quando c’era da incendiare, Crisopulli e Scovazzo quando servivano le armi. Un sequenza in crescendo, iniziata il 25 luglio 2014, quando Molteni venne aggredito dopo aver riportato le bambine a casa dell’ex moglie: due uomini, armati di un bastone e di una sfera di metallo, avevano cercato di farlo scendere dall’auto, bloccandolo a Cabiate. Aveva raccontato l’episodio al suo avvocato in una mail, descrivendo gli aggressori: le caratteristiche di uno dei due, in particolare, appaiono riconducibili a De Martino. Poi erano arrivati l’incendio della Range Rover di Molteni a maggio 2015, l’incendio della finestra di casa a giugno, otto colpi di pistola contro la sua finestra a luglio. L’agguato, probabilmente un tentativo di gambizzazione, il 14 ottobre

«Rimane un interrogativo sul movente della serie di atti di minaccia, caratterizzati da una crescente aggressività». Come ha spiegato ieri mattina il procuratore capo di Como Nicola Piacente, ribadendo che l’indagine non è conclusa, nessuno degli attuali indagati, individuati capillarmente nei rispettivi ruoli, risulta aver mai avuto rapporti di inimicizia, contrasti o qualunque genere di relazione con Alfio Vittorio Molteni. Il loro collettore comune, era solo Luigi Rugolo, la guardia giurata – a cui di recente è stata tolta l’arma in esecuzione di un provvedimento amministrativo nei suoi confronti - che man mano li avrebbe ingaggiati e incaricati di realizzare la minaccia alla vittima. Una pluralità di personaggi che aveva anche lo scopo di rendere più difficile l’attribuzione delle minacce ai vari soggetti, pagati di volta in volta cifre variabili tra i mille e i diecimila euro.

Compreso l’incarico del 14 ottobre, per il quale ora è accusato di omicidio in concorso con Michele Crispulli e Vincenzo Scovazzo. I carabinieri del Reparto Investigativo e del Ros, hanno svolto mesi di intercettazioni, appostamenti, ricostruzioni dei movimenti e dei contatti tra gli indagati. Sono stati sentiti 100 testimoni, visualizzate 3.800 ore di filmati acquisiti da 154 telecamere, analizzati milioni di dati telematici e telefonici. Risultati che sono stati incrociati con interrogatori, dichiarazioni e ammissioni. Ma in tutto questo l’unica remota connessione tra la vita di Molteni e quella di Rugolo, sarebbe Daniela Rho, ex moglie dell’architetto. Su indicazione del suo commercialista, la donna in passato pare avesse ingaggiato Rugolo per vigilare sulla sua incolumità.