Vobarno: ospiterà profughi, molotov contro hotel chiuso.

Attacco all'Eureka, indagini da parte dei carabinieri. Il proprietario intossicato nello spegnere l'incendio: "Me lo aspettavo, da giorni vedevo movimenti strani"

L'hotel Eureka a Vobarno, dove è stata lanciata la molotov

L'hotel Eureka a Vobarno, dove è stata lanciata la molotov

Brescia, 2 luglio 2017 - Ignoti, per il momento, i responsabili dell’attacco incendiario contro un hotel dismesso (non è attivo da quattro anni) a Vobarno. L’altra notte, infatti, qualcuno si è introdotto all’interno della struttura ubicata nella frazione di Carpeneda lungo via Provinciale e, dopo avere sfondato un vetro, hanno lanciato una bottiglia incendiaria contro il bancone della reception.  È stato lo stesso titolare dell'albergo ad intervenire per spegnere le fiamme. Fortunatamente i danni sono stati molto limitati.

Sul posto si sono portati i carabinieri: a loro spetterà il compito di dare volto e nome all’autore o agli autori del gesto. L’attacco appare direttamente collegato alla individuazione da parte della prefettura di quel sito per l’accoglienza di 35 persone. Una possibilità che ha visto da subito la contrarietà del sindaco del Comune valsabbino, Giuseppe Lancini, e dello stesso comproprietario della struttura alberghiera.  Al momento, come ha assicurato il titolare dell'hotel Eureka spaventato per quella che ritiene un'intimidazione, non è "ancora stato siglato alcun accordo con la Prefettura per dare ospitalità a coloro che hanno richiesto asilo". La conferma arriva anche dalla stessa Prefettura: "Era stata avanzata un'ipotesi di utilizzo, ma al momento nessun accordo è stato trovato tra la cooperativa che gestisce gli stranieri e la proprietà dell' albergo".  Attualmente in provincia di Brescia viene data accoglienza a oltre 3mila persone. E il numero pare destinato a salire ulteriormente nelle prossime ore.

TITOLARE DELL'HOTEL SIMPATIZZANTE LEGHISTA - Sarebbe un simpatizzante leghista della prima ora, anche se non risulterebbe iscritto al Carroccio, Valerio Ponchiardi, il titolare dell'albergo di Vobarno, nel Bresciano, dove sono esplose le due molotov. Lo hanno spiegato all'Ansa alcuni compaesani di Ponchiardi che hanno anche precisato che "fino a pochi giorni fa fuori dall'albergo Eureka erano esposte alcune bandiere della Repubblica di Venezia". Giunto intanto il primo commento del segretario della Lega Matteo Salvini: "Ogni episodio di violenza legato all'invasione clandestina, che ovviamente condanniamo, è responsabilità di un governo complice e incapace, che sta trasformando le città italiane in campi profughi". Nel tardo pomeriggio ha poi parlato lo stesso Ponchiardi, ricostruendo quanto avvenuto: "Hanno sfondato il vetro antisfondamento con una mazza. Hanno buttato una molotov e una tanica di benzina. Io ho spento l'incendio, sono rimasto un po' intossicato, ma niente di grave. Me lo aspettavo - ha aggiunto Ponchiardi - sapevo che avrebbero fatto qualcosa perché era da qualche sera che attorno all'albergo giravano persone strane. Erano ragazzi, si vedeva che avevano cattive intenzioni ma non mi aspettavo un commando così. Mi aspettavo che lanciassero sassi, invece questo era un commando organizzato. Io non dormivo, sono andato sul poggiolo e ho visto questi che stavano scappando ma non li ho riconosciuti perché avevano i volti travisati. Sarà durato tutto due o tre minuti". L'albergatore ha poi detto che "io ora voglio solo essere lasciato in pace, il mio hotel non voglio neanche più affittarlo".

IL SINDACO DI VOBARNO: "LA GENTE HA BOCCIATO I NUOVI ARRIVI" - "Ho avuto la notizia dell'arrivo giovedì dal prefetto che mi ha detto che li avrebbe mandati al ristorante albergo Eureka": è quanto ha detto il sindaco di Vobarno Giuseppe Lancini che è stato convocato domani in Prefettura a Brescia per fare il punto della situazione dopo lo scoppio di due molotov avvenuto nella notte. Lancini ha spiegato che Vobarno avrebbe dovuto ospitare 35 richiedenti asilo: "Ho riunito la popolazione della frazione di Carpeneda, circa 400 persone, per comunicarlo e la gente ha bocciato la proposta. Pensavo che poi la sommossa fosse rientrata e invece 24 ore dopo sono state lanciate le molotov". Nel paese al momento sono presenti 23 richiedenti "che sono arrivati tramite le cooperative di Angelo Scaroni", l'imprenditore bresciano indagato dalla Procura di Brescia per truffa allo Stato nella gestione dei richiedenti asilo. "Aveva messo quei 23 profughi in un unico stabile con un solo bagno. Come possono succedere cose così?".