Greta e Vanessa: "Sono andate in Siria per fare del bene: non sono ragazze superficiali"

Orecchie puntate sul telefono, in attesa che dalla Farnesina giunga qualche buona notizia: ci si affida alle parole pronunciate qualche giorno fa dal viceministro Lapo Pistelli («siamo sulle tracce dei rapitori»), alle quali però non ne hanno fatto seguito altre, perlomeno non in via ufficiale di Paolo Candeloro

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (foto da Facebook)

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (foto da Facebook)

Gavirate (Varese), 14 agosto 2014 -  Piange il cielo di Gavirate. Lacrime di pioggia che si abbattono sul paesino in riva al lago in questa estate così grigia. E così angosciante per la famiglia Ramelli, aggrappata alla speranza di veder tornare Greta a casa sana e salva. Orecchie puntate sul telefono, in attesa che dalla Farnesina giunga qualche buona notizia: ci si affida alle parole pronunciate qualche giorno fa dal viceministro Lapo Pistelli («siamo sulle tracce dei rapitori»), alle quali però non ne hanno fatto seguito altre, perlomeno non in via ufficiale. Del resto, lo stesso ministero degli Esteri ha chiesto il massimo riserbo sulla vicenda, perché ogni frase o dichiarazione - in situazioni delicate come questa - può rappresentare un passo falso e un ostacolo insormontabile nel lavoro degli investigatori. Certo, i giorni passano (otto da quando la notizia della sparizione di Greta e Vanessa è stata resa nota, 13 dal momento del rapimento), e la preoccupazione aumenta. Dove sono ora le due giovani volontarie? Chi le ha sequestrate? E per quale motivo? Quesiti ai quali la Farnesina sta cercando di dare un senso, ma che per il momento non trovano risposta.

Nel frattempo, la famiglia Ramelli resta in silenzio. Papà Alessandro, mamma Antonella, il fratello Matteo: nessuna voglia di parlare, al contrario di quanto fatto da Salvatore Marzullo, il padre di Vanessa, che sulle pagine di un settimanale ha ricordato di come le due giovani cooperanti siano andate in Siria «per fare del bene: non sono ragazze superficiali. Volevano il bene, e sarebbe un dramma se qualcuno le ripagasse con il male». Approccio diverso, medesimo dolore. Mamma Antonella ogni tanto si affida a Facebook, dove da ieri notte campeggiano alcune foto di Greta risalenti al periodo di volontariato che la ragazza svolse tre anni fa nello Zambia, quasi a voler rimarcare la spinta umanitaria che anima la 20enne gaviratese, in questi giorni accusata di essere «vicina» a un gruppo islamico. Le immagini sono accompagnate da un messaggio di speranza scritto da African Dream Onlus, l’organizzazione con la quale Greta ha collaborato sia in Africa che in India. Al riserbo chiesto dalla famiglia si sono accodati amici, conoscenti e Gavirate tutta, dove non sono state organizzate iniziative comunitarie di ricordo o preghiera. I nomi di Greta e Vanessa sono stati richiamati solo in occasioni delle funzioni domenicali celebrate nella chiesa di san Giovanni, ma per il resto le parole d’ordine sono discrezione e rispetto. Mentre a Gavirate si continua a sperare.