Giallo Calderoli, uccise la figlia di 18 mesi e si tolse la vita: inchiesta chiusa

Per il pm l’inchiesta è chiusa e va archiviata: il 20 aprile 2013 Alessia Olimpo, moglie del dentista Alberto Calderoli, uccise la figlioletta di soli 18 mesi, per poi togliersi la vita. I familiari di Alessia, però, si sono opposti all’archiviazione di Michele Andreucci

Alessia Olimpo con la figlioletta e il marito Alberto Calderoli

Alessia Olimpo con la figlioletta e il marito Alberto Calderoli

Bergamo, 22 novembre 2014 - Per il pm Franco Bettini l’inchiesta è chiusa e va archiviata: il 20 aprile 2013 Alessia Olimpo, moglie del dentista Alberto Calderoli (nipote del senatore leghista Roberto), uccise la figlioletta Elisa, di soli 18 mesi, per poi togliersi la vita, all’interno del loro appartamento di viale Giulio Cesare, nel quartiere Monterosso a Bergamo. I familiari di Alessia, però, assistiti dall’avvocato Marcella Micheletti, si sono opposti all’archiviazione e hanno chiesto un supplemento di indagine. L’ultima parola spetta ora al gip Bianca Maria Bianchi, che si è riservata la decisione.Secondo gli inquirenti la dinamica dei fatti, in tutta la sua drammaticità, non presenta più dubbi: Alessia Olimpo, anch’essa dentista, 36 anni, ammazzò la bambina con un coltellino e successivamente si tolse la vita con la stessa arma. Le trovò entrambe il marito Alberto, 38 anni, di rientro da un convegno sul lago di Garda. Da qualche tempo, aveva spiegato all’epoca dei fatti Alberto Calderoli agli inquirenti, la moglie Alessia aveva manifestato un disagio psicologico. Le indagini della Squadra mobile non avevano poi individuato elementi che possano portare a ricostruzioni alternative dei fatti.

Per i familiari di Alessia, invece, sul quel dramma ci sono ancora alcuni punti da chiarire. Sulla scena del crimine, infatti, gli inquirenti hanno trovato due profili genetici maschili (uno sulla pantofola della donna, uno sul pavimento) che non risultano appartenere a nessuno dei familiari o dei parenti. Appartengono forse a qualcuno degli agenti che hanno effettuato il sopralluogo? Oppure ai soccorritori? Sono magari frutto di una contaminazione occasionale? Ci sono poi alcune tracce non identificate, trovate sul computer di Alessia: si tratta di sangue? Le indagini non l’hanno stabilito ed è proprio su questo punto che fa leva l’opposizione all’archiviazione sollevata dal legale della famiglia Olimpo. Il 20 aprile 2013 a far scattare l’allarme era stato il padre di Alberto Calderoli, che era andato a far visita alla nuora e aveva trovato la porta chiusa a chiave dall’interno e nessun segno di risposta alle sue chiamate. L’uomo aveva avvisato il figlio, che aveva fatto la scoperta più terribile che un genitore e un marito possa fare: Alessia Olimpo e la loro bambina erano riverse a terra con numerose ferite da coltello. E vogni soccorso si era rivelato inutile.