di Rocco Sarubbi

Bergamo, 20 aprile 2013 - «Come vuole che stia? Malissimo, un dolore che non si riesce a descrivere. In questi giorni sono a Stintino per staccare un po’ la spina, ma niente allontana il pensiero da ciò che mi appartiene profondamente: Elisa e Alessia continuano ad accompagnarmi». Chi parla è Alberto Calderoli, il dentista bergamasco (nipote del senatore leghista), padre di Elisa, bimba di un anno e mezzo, e marito di Alessia Olimpio, 36 anni. Se ne sono andate, vittime della depressione, in un sabato pomeriggio di aprile. La tragedia a Bergamo. La mamma, in cura, ha prima ucciso a coltellate la figlioletta e poi si è tolta la vita con una trentina di fendenti. Sabato il caso di Busto Arsizio.

Calderoli, che cosa pensa?
«Ancora una volta, purtroppo, ci troviamo di fronte a episodi in cui donne, mamme, alle prese con la depressione vengono lasciate sole. Bisogna fare qualcosa per aiutarle per evitare che si verifichino altre sofferenze. Già, perché una persona morta, che si uccide, provoca dolore in altri. Si deve fare molto di più sulla prevenzione, con l’aiuto di persone esperte».

Lei ha detto che era sua intenzione dar vita a una fondazione per ricordare sua figlia e sua moglie, e per aiutare le persone alle prese con la depressione. A che punto è il progetto?
«L’idea è sempre viva e mi auguro che nel breve possa trasformarsi in qualcosa di concreto. Dopo la tragedia che mi colpito ho ricevuto email da tante persone che vivono o hanno vissuto situazioni analoghe. Mi è servito per confrontarmi, chiarimi le idee sul progetto da portare avanti».

Ha seguito un corso con la psicologa Alessandra Bramante, criminologa clinica e consulente del Centro depressione donna al Fatebenefratelli di Milano.
«La mia idea sarebbe quella di costituire l’associazione, magari anche con l’aiuto della psicologa, in sostegno delle donne in difficoltà, anche per problemi psichici. Secondo me si fa poco per loro. Solo chi ha vissuto un esperienza così drammatica può capire. Ho ripreso a lavorare, ma l’appartamento di Monterosso è ancora sotto sequestro e per ora sono tornato a vivere con i miei genitori. Ma ogni giorno faccio una fatica boia».