Lite in hotel a Dalmine: lui la uccide dopo l’ultima notte insieme

Operaio spara alla donna nigeriana e poi chiama i carabinieri

Forze dell'ordine fuori dall'albergo (De Pascale)

Forze dell'ordine fuori dall'albergo (De Pascale)

Dalmine (Bergamo), 21 gennaio 2018 - C'è un movente passionale dietro l’omicidio di A.E. 37 anni, cittadina nigeriana, prostituta, conosciuta nel giro con il nome di Sofia, irregolare sul territorio e domiciliata a Dalmine, uccisa in una camera dell’hotel Daina, a Dalmine, con un colpo di pistola che l’ha raggiunta alla nuca, senza lasciarle scampo. A fare fuoco contro di lei Fabrizio Vitali, operaio di 62 anni senza precedenti penali e ignoto alle forze dell’ordine, residente a Bottanuco, nella frazione Cerro: dopo aver trascorso la notte con la donna ha impugnato l’arma, una Glock detenuta legalmente per uso sportivo (non aveva dunque il permesso di portarla con sé) e ha premuto il grilletto.

Ora è in carcere, accusato di omicidio aggravato. Pare che Sofia si fosse stancata di frequentare l’operaio, che venerdì si è recato all’appuntamento con la pistola in tasca: questo fa pensare che l’omicidio fosse premeditato, anche se gli inquirenti debbono ancora accertarlo. Di certo si sa che il delitto è maturato tra venerdì notte e ieri mattina, al termine di una lite, in una camera al secondo piano dell’hotel, situato lungo la strada statale. I due si frequentavano da tempo. Si erano conosciuti un paio di anni fa e da quel momento gli incontri a pagamento erano diventati una consuetudine. Vitali viveva con la madre morta un anno fa e svolgeva lavori saltuari, come ha confermato sua sorella Donatella, con la quale aveva rotto da tempo i rapporti, pur vivendo nella stessa villetta. Lei lo accusava di fare una vita irregolare, di spendere la pensione della madre frequentando prostitute.

E proprio durante una delle sue uscite notturne, Vitali ha conosciuto la vittima. Si incontravano spesso all’hotel Diana e così è accaduto venerdì. Lei arriva in bicicletta, lui in sella a un vespino blu che parcheggia all’esterno dell’albergo. Salgono in camera, e trascorrono la notte assieme, l’ultima. Poi ieri mattina, la svolta. I due parlano, pare che la situazione degeneri e a quel punto Fabrizio Vitali, che non intende rinunciare alla ragazza, prende la pistola e uccide l’ amante. Subito dopo chiama i carabinieri: «Venite subito, l’ho uccisa». I militari della Compagnia di Treviglio accorrono sul posto e raggiungono il secondo piano dell’hotel. L’uomo apre la porta della camera e si consegna senza opporre resistenza. Il tempestivo intervento dei militari ha anche evitato che l’uomo potesse commettere un gesto estremo, come ha raccontato di avere intenzione di fare. Sul posto arrivano anche gli esperti del reparto Scientifico e del Nucleo investigativo di Bergamo. Portato in caserma a Dalmine per essere interrogato, davanti al pm di turno, il sostituto Letizia Ruggeri, Vitali ha confermato di essere l’autore dell’omicidio. Durante una perquisizione a casa sua, gli investigatori hanno sequestrato munizioni e altro materiale ritenuto interessante per cercare di ricostruire il quadro esatto dell’omicidio. Lunedì invece si svolgerà l’autopsia sul corpo della ragazza nigeriana.