Omicidio in hotel a Dalmine, Vitali in lacrime al gip: "Non volevo ucciderla"

L'interrogatorio dell'operaio che ha ammazzato la nigeriana con un colpo di pistola alla nuca

Fabrizio Vitali esce dalla caserma dei carabinieri

Fabrizio Vitali esce dalla caserma dei carabinieri

Dalmine (Bergamo), 24 gennaio 2018 - «Non volevo ucciderla, non volevo. Quando le ho sparato, lei era sdraiata sul letto ed era voltata dall’altra parte e non mi ha visto afferrare l’arma». Lo ha ripetuto più volte in lacrime, durante l’interrogatorio in carcere davanti al gip Marina Cavalleri, Fabrizio Vitali, l’operaio disoccupato di 61 anni, incensurato, residente a Bottanuco, che sabato mattina, in una stanza di hotel a Dalmine, ha ucciso con un colpo alla testa la prostituta nigeriana Esther Onane Eghianruwa, 37 anni, con cui si frequentava da un paio di anni. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l’arresto e confermato nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere.

Vitali, interrompendosi più volte per il pianto, ha spiegato che all’appuntamento si era presentato armato, con una pistola Glock semiautomatica calibro 9x21 (regolarmente detenuta per uso sportivo), in quanto temeva di essere aggredito dalla donna. Quest’ultima, infatti, non aveva preso bene la decisione dell’operaio di non vederla più con la frequenza di prima e, stando al racconto fornito dall’indagato, aveva più volte minacciato di picchiarlo. In sostanza, Vitali ha detto che Esther voleva vederlo più spesso, ma lui non aveva più soldi per pagare le prestazioni sessuali. Insomma, la prostituta lo considerava una considerevole fonte di reddito, alla quale non voleva rinunciare. Per Vitali, invece, il legame andava oltre il semplice rapporto fisico, benché la pagasse per i rapporti sessuali. L’uomo è apparso molto provato e ancora sotto choc per quello che è accaduto sabato mattina. Il racconto fornito al gip, a tratti, è stato molto confuso.

Il suo legale, l’avvocato Omar Hegazi, ha annunciato l’intenzione di richiedere una perizia psichiatrica. A giorni depositerà l’istanza in Procura. «È una tragedia - sottolinea il difensore - della quale il mio cliente è più o meno consapevole: è ancora sotto choc ed è molto scosso». Il pm Letizia Ruggeri contesta all’operaio la premeditazione, visto che si era portato la Glock quando venerdì sera si era recato in Vespa all’hotel Daina per incontrarsi con la prostituta, dopo un po’ che non lo faceva. Intanto il sindaco di Dalmine, Lorella Alessio, ha fatto sapere che, nel caso non si riescano a trovare i parenti della vittima, per la sepoltura si attiverà il Comune. «Faremo di tutto, però - ha detto - per trovare i familiari».