Inchiesta su tifo violento, prosciolto ex assessore regionale Belotti

Daniele Belotti, è stato prosciolto per non aver commesso il fatto dall'accusa di concorso esterno in associazione a delinquere nell'ambito della maxi inchiesta sul tifo violento a Bergamo nel periodo tra il 2006 e il 2012. Lo ha stabilito oggi pomeriggio il gup Ezia Maccora di MICHELE ANDREUCCI

Daniele Belotti (De Pascale)

Daniele Belotti (De Pascale)

Bergamo, 21 gennaio 2016 - Il segretario provinciale della Lega Nord, nonchè ex assessore regionale, Daniele Belotti, è stato prosciolto per non aver commesso il fatto dall'accusa di concorso esterno in associazione a delinquere nell'ambito della maxi inchiesta sul tifo violento a Bergamo nel periodo tra il 2006 e il 2012. Lo ha stabilito pomeriggio il gup Ezia Maccora, che ha  respinto la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero Carmen Pugliese, secondo il quale l'esponente del Carroccio, noto tifoso dell'Atalanta, sarebbe stato l'ideologo degli ultrà bergamaschi, una sorta di eminanza grigia che avrebbe contribuito a scrivere volantini contro le istituzioni per conto della Curva Nord, organizzare iniziative di protesta e - stando all'interpretazione accusatoria delle intercettazioni telefoniche - avrebbe svolto il ruolo di consigliere personale del capo dei tifosi dell'Atalanta, Claudio "Bocia" Galimberti, già a giudizio per associazione a delinquere con altri cinque suoi fedelissimi.

Belotti, difeso dall'avvocato Marco Saita, ha sempre sostenuto di aver svolto solo un ruolo di mediatore nei confronti delle forze dell'ordine, di essersi sempre prodigato per calmare i supporters più caldi neimomenti di maggior nervosismo, in virtù del suo ruolo istituzionale (all'epoca dei fatti sedeva nei banchi del consiglio regionale). Tesi, quest'ultima, confermata nelle scorse settimane al gup Maccora dai questori e dai prefetti che si sono succeduti a Bergamo negli anni oggetto del processo. Per quanto riguarda le conversazioni intercettate con il "Bocia" e i presunti consigli forniti al capo ultrà, secondo l'avvocato Saita servivano a gettare acqua sul fuoco e scongiurare intemperanze da parte dei curvaioli. Daniele Belotti era già stato scagionato dall'accusa di concorso esterno nell'associazione a delinquere nel 2013, durante le indagini preliminari, dal gip Patrizia Ingrascì, che non aveva ritenuto sussistente l'ipotesi di reato. Ma era tornato nell'inchiesta dopo che la Cassazione aveva accolto il ricorso del pm Pugliese. La sentenza di oggi, dunque, è la seconda che gli dà ragione.