Tira il vento a Milano e scompiglia i pensieri

Si diventa nervosi, quando tira vento a Milano. Volano per aria cartacce e pensieri, si covano umori inquieti di ANTONIO CALABRO'

Milano, 22 maggio 2016 - SI DIVENTA nervosi, quando tira vento a Milano. Volano per aria cartacce e pensieri, si covano umori inquieti. Certo, il vento pulisce l’aria e fa sentire gli odori, scompaginando i miasmi della metropoli. Ma ci si sente comunque a disagio, per quell’insolita condizione meteorologica. “Di rabbia e di vento” s’intitola l’ultimo romanzo di Alessandro Robecchi, Sellerio, terzo d’una serie di gran successo che ha per protagonista Carlo Monterossi, ricco e famoso autore di format tv come “Crazy Love”, trash sentimentale in salsa dolciastra. E sono davvero pertinenti, quei due vocaboli del titolo, perché il vento mette a nudo le miserie metropolitane e la rabbia è proprio il sentimento che anima Monterossi quando si ritrova davanti al cadavere di Anna, escort elegante e malinconica, seviziata nel suo “studio” di Montenapoleone. L’ha incontrata per caso nel bar d’un hotel, Anna. Ha passato la notte con lei, molte chiacchiere e niente sesso. E una rivelazione che a prima vista sembra innocente, sulla ricerca di un “tesoro”. Nulla più. Né passione né intimità di ricordi. Ma a Monterossi, disgustato da tanta violenza, monta comunque una gran voglia di giustizia. E si mette a indagare sull’assassinio per conto suo, all’insaputa degli inquirenti ufficiali, con l’aiuto di due amici fidati, un detective privato borderline e un abile poliziotto “fuori servizio”. Vengono fuori altri omicidi, una storia di antiche rapine, un gioco sordido di inganni e tradimenti. E Milano mostra il peggio di sé, in cinismo e vanità, tra politici che in pubblico fanno “gli sceriffi” tutti “ordine e famiglia” e in segreto frequentano bische clandestine e puttane, affaristi, mafiosi, uomini e donne che di nero hanno l’abito alla moda e soprattutto l’anima. “E poi non piove più, almeno questo, anzi si è alzato il vento. Carlo Monterossi si chiude la lampo della giacca e cammina verso la macchina. Il vento, a Milano, maddai”…

MOLTO MILANESE, per ambiente e caratteri dei personaggi, anche il romanzo di Caterina Bonvicini per Garzanti, “Tutte le donne di” Di Vittorio Fumagalli, scrittore. Che scompare, disertando l’appuntamento del pranzo di Natale. In sette, parlano di lui. Le “sue” donne, appunto: la prima e la seconda moglie, le due figlie, l’amante, la madre e la sorella. Ne viene fuori un ritratto tagliente, amabile talvolta, denso comunque di critiche alle vacuità d’un certo modo di vivere e di voler fare cultura. Milano salottiera, editoria, chiacchiere, eleganze appena dissimulate. E frivolezze. Tutto molto ben raccontato, con sapida ironia in cui si sente l’influenza d’un grande maestro come Alberto Arbasino. C’è anche un altro modo, per stare insieme a Milano. Lo si ritrova nelle pagine di un libro, “Il giovedì di Augusto”, Melampo, in cui la moglie Rosanna Massarenti, con l’aiuto di Andrea Bassoli, racconta gli incontri nella grande e bella casa di corso Venezia in cui Augusto Bianchi, avvocato di professione e scrittore e uomo di teatro per vocazione, dal 1990 al 2014 (l’anno della sua morte) ha incontrato, ogni giovedì appunto, amici e amiche, coltivando il piacere della convivialità, della conversazione, dello spettacolo. Milano affettuosa, ospitale, civile. C’è insomma la Milano nera. E la Milano intraprendente, accogliente, smart. Di cui danno conto le pagine di “Milano metropoli possibile”, a cura di Vittorio Biondi, Marsilio (con prefazione del presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca): imprese, servizi, ricerca, buone università, solidarietà. Milano con un buon futuro. Anche quando tira vento.