Il Lario compie 6 milioni di anni. Quanta acqua è passata...

Il mare si abbassò di mille metri e il Mediterraneo divenne quasi un enorme lago salato, il fiumi e la glaciazione successiva fecero il resto di Roberto Canali

Il lago di Como

Il lago di Como

Como, 3 agosto 2015 - Modellato dalla forza delle glaciazioni rischia di soccombere di fronte ai pasticci della politica il lago di Como, che proprio in questi giorni ha scoperto di avere sei milioni di anni sulle spalle e un sacco di problemi. A contare le candeline sulla torta del Lario, reso immortale dal capolavoro di Alessandro Manzoni e glamour per le vacanze estive di George Clooney, è stato un pool di geologi che ha fatto risalire la sua origine ai cambiamenti climatici seguiti alla chiusura dello stretto di Gibilterra. 

«In questo modo il Mediterraneo è diventato un enorme lago salato – spiega Filippo Camerlenghi, divulgatore scientifico di Assoproteus, il Centro di Didattica Ambientale fondato a Como – la concomitanza di una serie di forze endogene, in particolare l’evaporazione che ha portato all’abbassamento del livello del mare, ha fatto il resto. I fiumi si sono dovuti adeguare accentuando la loro capacità erosiva per raggiungere comunque il nuovo livello del mare inferiore anche di 1000 metri rispetto all’originario. I corsi d’acqua hanno scavato degli enormi canyon nei quali successivamente hanno trovato posto gli attuali laghi Prealpini. Tutto questo è avvenuto 6 milioni di anni fa».

In tempi più recenti, ovvero negli ultimi due milioni di anni grazie al fenomeno delle glaciazioni, la forma del lago si è smussata e modellata assumendo l’aspetto che tutti conosciamo. «La forza dei ghiacci ha modificato radicalmente il suo aspetto – prosegue Camerlenghi – prima il profilo del Lario era a “V”, poi i ghiacciai dell’era quaternaria l’hanno addolcito». A incrinare, forse in maniera irrimediabile, questo idillio costruito nei millenni dalla natura rischiano di essere proprio i comaschi che da vent’anni si sono incaponiti con l’idea di poter vincere le periodiche piene del lago.  Quasi un voler rinnegare le proprie origini per Como, che venne fondata duemila anni fa dai romani bonificando una palude e deve la sua fortuna proprio al fatto di essere stata per secoli il più importante porto sul Lario. Un eccesso di vanità e forse di ingordigia, visto che di mezzo ci sono i miliardi di lire messi a disposizione dalla cosiddetta Legge Valtellina, costata cara alla città della seta. Infatti per non perdere i finanziamenti l’allora sindaco di centrodestra Mario Botta, seguito dal successore Stefano Bruni e poi, controvoglia, dall’attuale primo cittadino Mario Lucini, si sono imbarcati nella costruzione di un “Mose” sul lago, con il risultato che dal 2008 la passeggiata è ridotta a un immenso cantiere. Come se non bastasse i lavori sono fermi da un paio d’anni, da quando cioè ci si è accorti che i grandi vasconi che avrebbero dovuto raccogliere le acque in piena, rischiavano di far sprofondare gli hotel di lusso affacciati lungo la passeggiata. «La vendetta del lago», sussurra qualcuno, che forse dopo sei milioni di anni vorrebbe invecchiare ed esondare a proprio piacimento, sindaci di Como permettendo.