
Roberto Grassi, vicepresidente di Univa
Varese, 27 aprile 2016 - Investimenti per oltre 10 miliardi di euro, con un aumento del 5.5% rispetto al 2015. È in salute l’export varesino, pronto nei prossimi anni ad aumentare la propria presenza sia nei mercati già sperimentati sia in quelli meno «conosciuti» come Taiwan e Corea del Sud.
Roberto Grassi, vicepresidente di Univa: per le aziende del territorio la voce «export» continua a essere quella più rilevante?
«Direi di sì, visto e considerato che oltre il 50% dell’attività delle nostre imprese è rivolto all’estero. Nel Varesotto c’è davvero una forte propensione all’internazionalizzazione, e del resto a livello di esportazioni siamo fra le prime 10 province in Italia: per la dimensione che ha il territorio, questi numeri sono davvero importanti».
Quali sono i mercati di riferimento?
«Innanzitutto c’è da dire che gli investimenti produttivi esteri scelti dalle nostre aziende non rispondono solo a una logica di risparmio sulla manodopera, ma sono rivolti soprattutto alla vendita. I principali Paesi coi quali ci interfacciamo, infatti, sono Belgio, Francia, Austria, Germania e Stati Uniti, e anche in Cina le operazioni delle imprese varesine sono pensate per promuovere il made in Italy».
Quali, invece, i comparti più presenti all’estero?
«La multidistrettualità è una caratteristica tipica delle nostre aziende, anche se il settore metalmeccanico, coi suoi sei miliardi e 600 milioni di investimenti, la fa da padrone».
Di certo, però, non mancano gli ostacoli all’internazionalizzazione delle imprese...
«Un limite è dato dalla tipologia delle nostre aziende, spesso piccole e medie imprese che rappresentano la spina dorsale del nostro sistema produttivo ma che rispetto ai grandi gruppi provenienti da altre realtà presentano limiti oggettivi. Per questo, stiamo accompagnando i nostri industriali in un processo di internazionalizzazione al quale collaborano anche le università del territorio».