Malpensa, fumata nera per la "cassa" dei 1.453 operatori di Air Italy

Liguori di Filt Cgil Varese: "Si attivino anche le Regioni Le condizioni poste dall’azienda non sono accettabili"

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Nessun accordo per la cassa integrazione che riguarda i 1.453 lavoratori di Air Italy, la maggior parte dei quali, 900, basati a Malpensa. Non ancora. Tre gli incontri che si sono tenuti questa settimana, in videoconferenza, il primo con i liquidatori dell’azienda, lunedì 24 agosto, gli altri con il responsabile delle relazioni industriali, presenti le organizzazioni sindacali e le rsa. Bocce ferme al momento, in attesa di un nuovo incontro, da convocare al più presto, con i ministeri del Lavoro, dell’Economia e dei Trasporti, per individuare una possibile soluzione che non sia penalizzante per i dipendenti e offra anche prospettive per il futuro occupazionale. Ieri le nove sigle sindacali hanno chiesto all’azienda di attivare la cassa integrazione ma le condizioni poste dalla compagnia, che il 18 agosto ha comunicato ai sindacati l’intenzione di avviare la procedura dei licenziamenti collettivi, non sono ritenute sufficienti per raggiungere l’accordo e dunque da migliorare. Il Decreto Agosto ha ampliato la possibilità di utilizzare gli ammortizzatori sociali e di ricorrere alla cassa integrazione anche per aziende che cessano l’attività, come Air Italy. Vicenda aperta da febbraio, con la comunicazione di messa in liquidazione. "La volontà è di avviare la cassa integrazione il primo settembre ma alle condizioni proposte dall’azienda non è possibile – dichiara Luigi Liguori, segretario generale della Filt Cgil di Varese – è necessario impegnare le Regioni, Sardegna e Lombardia, a favore di politiche attive per ricollocare i lavoratori". Tutto rinviato al prossimo incontro con i tre ministeri.

Rosella Formenti