Mazzette e ritorsioni a Lonate: "Il sistema Rivolta"

Le intercettazioni dell'inchiesta che ha portato in carcere Danilo Rivolta

Danilo Rivolta

Danilo Rivolta

Lonate Pozzolo (Varese), 17 maggio 2017 - "Non uso più i telefoni perché quel figlio di p… di Furno mi ha puntato il fucile contro, per colpa di quella testa di c...". Sono le parole del sindaco di Lonate Pozzolo Danilo Rivolta, intercettato lo scorso settembre, mentre parla al telefono con un suo collaboratore, indirizzate al pm Luigi Furno, titolare dell’inchiesta che ieri mattina lo ha portato in carcere con l’accusa di corruzione, abuso d’ufficio e tentata concussione. La sua rabbia, secondo la ricostruzione degli inquirenti, è relativa al sequestro di un capannone industriale per il quale lui, tramite lo studio Proget srl di suo fratello Fulvio, si sarebbe adoperato per far partire lavori illeciti di ampliamento, intascando tangenti da due imprenditori, il venditore e l’acquirente.

A seguito della denuncia della Locale e del conseguente sequestro, Rivolta avrebbe maturato la decisione di rimuovere dal suo incarico l’allora comandante della polizia locale Maria Cristina Fossati, perché ritenuta incapace di «tenere a bada i suoi». La decisione, secondo gli atti giudiziari, sarebbe stata comunicata a un suo collaboratore via sms: "Hanno pisciato fuori dal vaso, domani rimuovo la comandante, studia qualcosa perché ne ho pieni i c...". Quando la decisione si è infine concretizzata, Rivolta sarebbe stato intercettato al telefono con un altro collaboratore, a lui fedele, a cui avrebbe ironicamente promesso di festeggiare con «champagne e signorine». L’ex comandante ha però denunciato in Procura di aver subito pressioni dal sindaco, portando gli investigatori a scoperchiare il “sistema” Rivolta.

La maxi inchiesta - finita sul tavolo del pm Luigi Furno e dell’aggiunto Antonio D’Amico, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese con la collaborazione della guardia di finanza sui controlli finanziari - ha fatto finire ai domiciliari anche gli imprenditori Aldo Sangalli, titolare della Malpensa Parking srl, e Massimo Zocchi, procuratore della Malpensa Sviluppo srl. Sottoposti ad obbligo di firma sono stati invece altri due imprenditori, Gianluca Pinza, titolare della Pinza spa, e Marco Ferrari, titolare della New Lac srl, unitamente alla compagna del sindaco Rivolta e assessore all’urbanistica a Gallarate, Orietta Liccati. Sarebbe stata lei, secondo l’accusa, a occuparsi del collaudo dei lavori di ampliamento del capannone, formalmente affidati allo studio Rivolta, ma di fatto curati direttamente dal sindaco forzista, che avrebbe fatto pressioni su due collaboratori del suo ufficio tecnico perché accelerassero la sanatoria necessaria all’avvio dei lavori. Dopo il sequestro del capannone, il sindaco ha sostituito la Fossati con l’ex commissario aggiunto della Locale di Milano Costantino Gemelli, a sua volta indagato insieme a un segretario comunale: secondo le accuse, aveva in animo di “epurare” il municipio da tutti coloro che non erano in linea con il suo agire.