Università dell'Insubria, doppio libretto ai trans: esulta l'Arcigay

Il Senato accademico consente di utilizzare un alias

L'università dell'Insubria

L'università dell'Insubria

Varese, 27 ottobre 2018 - E’ capitato a tutti ai tempi dell’università di sentir chiamare Napoleone e Giulio Cesare all’appello di diritto o la nazionale dell’82 a storia comparata. Un po’ più imbarazzante è quando il professore chiama Mario e a rispondere è Maria, costretta magari a giustificarsi di fronte al resto degli studenti e spiegare che ha iniziato l’iter per cambiare sesso. Solo un ricordo a partire da domani all’Università dell’Insubria dove il Senato accademico ha finalmente approvato il cosiddetto doppio libretto per persone trans, la cosiddetta carriera alias che in altri atenei è in vigore già da tempo.

Un successo anche per l’Arcigay Varese che ha supportato la richiesta, presentata dai rappresentanti degli studenti, che hanno raccolto l’appello presentato tempo fa da un loro collega, Ivan, che quando si è iscritto all’Insubria risultava all’anagrafe ancora come Ilenia. «Grazie a lui, che adesso sta sostenendo la dottorato a Genova, questa possibilità verrà data anche a tante altre persone – sorride Giovanni Boschini, presidente di Arcigay Varese - Le persone interessate potranno ottenere un libretto con il nuovo nome anche senza aver ottenuto la rettifica anagrafica. Questo consentirà alle persone trans di identificarsi liberamente con il proprio nome anche in pubblico, e nella fattispecie con i professori, e permetterà loro di sviluppare serenamente la propria carriera accademica senza spiegazioni o senza dover specificare la propria identità».

In passato invece gli studenti che avevano questa necessità dovevano contattare in privato i professori, rivolgendosi a loro come se chiedessero un sorta di favore. «La nostra è un’università piccola, ma inclusiva – spiega Federico Galbiati, rappresentante degli studenti nel Senato accademico – Lunedì abbiamo discusso questo nuovo regolamento a cui lavoravamo da mesi e devo dire che nessuno si è messo di traverso all’introduzione di questa novità che tra l’altro non serve solo a chi sta affrontando un percorso di cambio di genere, ma anche a chi vive situazioni delicate come i testimoni di giustizia e magari ha bisogno di cambiare nome per passare inosservato. La nostra ambizione è che un giorno non solo l’Università, ma la società intera possa liberarsi degli sterili preconcetti che costringono alcuni cittadini, per un’inaccettabile vergogna, a vivere nascosti o, peggio ancora, con un nome che non gli appartiene».

D’ora in poi agli studenti interessati basterà rivolgersi alla segreteria dell’ateneo e spiegare che si è iniziato un percorso perché affetti da disforia di genere, a questo punto l’università consentirà il cambio di genere sul libretto universitario e i documenti accademici, a patto che ogni anno si dimostri che sta proseguendo nel percorso per cambiare sesso.