Il killer di Carol si scusa in aula: "Mi vergogno per quel che ho fatto"

Davide Fontana, il vicino reo confesso dell’omicidio della ventiseienne ha rilasciato dichiarazioni spontan al processo che lo vede unico imputato: "Spero un giorno che tutti possiate perdonarmi"

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BUSTO ARSIZIO

di Christian Sormani

"È giusto che io paghi e dal carcere voglio fare tutto il possibile per espiare. Spero un giorno che tutti possiate perdonarmi". Prende la parola durante l’udienza per dichiarazioni spontanee e lo fa col capo chino verso terra, senza mai guardare in faccia nessuno. Davide Fontana, reo confesso e unico imputato per l’omicidio della 26enne Carol Maltesi, usa una voce flebile per comunicare il suo pentimento in aula durante il processo che lo vede alla sbarra col rischio concreto di una condanna all’ergastolo. "Ho fatto una cosa mostruosa e orribile. Non mi spiego ancora adesso come io abbia potuto fare una cosa del genere. Provo pentimento e vergogna ogni singolo giorno che passa". L’omicidio il gennaio scorso, nella casa di Carol "Angie", in un impeto di gelosia durante un video che avrebbe dovuto postare su Only fans poco dopo.

Lui, 43enne bancario con una separazione alle spalle, si era avvicinato alla ragazza, prima come autista e fotografo, poi come vero e proprio amico in una relazione aperta. Aveva anche cambiato casa per lei, raggiungendola in un condominio di via Barbara Melzi a Rescaldina, lasciando Milano dove abitava con la ex moglie. Da lì in avanti un rapporto da sondare con la giovane, conosciuta anche come attrice hard. A gennaio durante un video girato dal Fontana col telefonino, dopo una chiamata dell’ex a Carol, lei si era lasciata andare dicendo che avrebbe raggiunto lui e il figlio a Verona per spostarsi da Rescaldina definitivamente. Fontana perse la testa colpendola col martello e poi finendola con un profondo taglio alla gola. Poi l’orrore: il corpo tagliato a pezzi, il viso scarnificato. Il tutto lasciato in alcuni sacchetti conservati in un frigorifero comprato su Amazon e messo dentro la casa della stessa Carol. Poi l’uso del cellulare della ragazza per non destare sospetti. Per mesi lo usava il suo killer, rispondendo ai messaggi su whattapp ma non alle chiamate. Poi il tentativo di bruciare le parti del corpo in un braciere dopo aver affittato una casa nel Varesotto dalle parti di Luino. Infine la decisione di sbarazzarsi dei pezzi di cadavere in una scarpata della Valcamonica a di Borno, in provincia di Brescia, comune che il Fontana conosceva bene avendoci passato l’adolescenza in vacanza. Per fare tutto questo aveva continuato a usare l’auto della ragazza, una Fiat 500. I quindici sacchi furono poi scoperti, dopo che alcuni testimoni videro l’uomo lanciare i sacchi dalla strada. Infine la scoperta del corpo e l’inizio delle indagini, fino alla tragica verità. Ieri in aula il primo pentimento ufficiale.