Caso Piccolomo, la Cassazione conferma: "Non andava riprocessato"

La vicenda riguarda la morte della prima moglie, Marisa Maldera. Passa la tesi della difesa, il “ne bis in idem scolastico"

Giuseppe Piccolomo con la prima moglie Marisa Maldera in una foto d'epoca

Giuseppe Piccolomo con la prima moglie Marisa Maldera in una foto d'epoca

Varese, 28 aprile 2022 - Giuseppe Piccolomo, noto come "il killer delle mani mozzate", non avrebbe dovuto essere processato una seconda volta per la morte della prima moglie, Marisa Maldera, scomparsa in seguito al rogo dell'auto su cui viaggiava con l'imputato. E' questa la decisione della Corte di Cassazione, in accoglimento della decisione della Corte d'Appello di Milano che, nel gennaio del 2021, aveva annullato la condanna all'ergastolo decisa in primo grado dal Tribunale di Varese.

Piccolomo, già condannato al carcere a vita per l'omicidio di Carla Molinari, uccisa nel varesotto nel 2009, secondo la suprema Corte non andava riprocessato perché si tratta di un caso di "ne bis in idem scolastico", come sostenuto dal suo avvocato difensore Stefano Bruno, nel ricorso presentato alla prima condanna. Secondo il legale da sempre si trattava di un caso di improcedibilità.

"Processi accompagnati da una pubblica aspettativa di condanna hanno un'altissima probabilità di rendere sentenze ingiuste", ha detto all'Ansa l'avvocato Bruno, "e voglio precisare che durante il lungo dibattimento non è emerso nulla di nuovo rispetto il quadro probatorio già in essere" che, per altro, "era stato confermato dalle indagini supplementari condotte dal dr Petrucci", pm a Varese, "che aveva a sua volta concluso per un'improcedibilità prima di subire una non condivisibile avocazione del fascicolo da parte della Procura Generale di Milano".