Cancellato l’ergastolo “tardivo” al killer delle mani mozzate

Nel 2006 aveva patteggiato la pena per omicidio colposo, fascicolo riaperto due anni fa con sentenza “fine pena mai”

Giuseppe Piccolomo

Giuseppe Piccolomo

Cocquio Trevisago (Varese), 21 gennaio 2021 - Non si può processare un cittadino già condannato per lo stesso reato. È la massima latina del "ne bis in idem". I giudici della prima Corte d’Assise d’appello di Milano hanno deciso di non doversi procedere e annullato l’ergastolo fine pena mai per Giuseppe Piccolomo, condannato dalla Corte d’Assise di Varese, nel gennaio di due anni fa. Era imputato di avere provocato l’incendio della sua auto in cui perse la vita la moglie Marisa Maldera. Piccolomo, che oggi è vicino alla settantina, continua a scontare una condanna definitiva al carcere a vita per il delitto “delle mani mozzate”: l’omicidio di Carla Molinari, ottuagenaria tipografa in pensione, sgozzata e barbaramente mutilata nella sua casa di Cocquio Trevisago, nel novembre del 2009.

Marisa Maldera morì bruciata viva nella Volvo Polar uscita fuori di strada. Accadeva a Caravate, in provincia di Varese, alle tre di notte del 20 febbraio del 2003. Il marito, che era alla guida, uscì illeso. Secondo l’accusa, Piccolomo avrebbe provocato l’incidente e le fiamme per liberarsi della moglie, spinto sia da ragioni di assicurazioni sulla vita sia da motivi sentimentali, dopo essersi invaghito di una giovane lavapiatti del ristorante di famiglia. Nel 2006 l’uomo aveva patteggiato una condanna a un anno e 4 mesi per omicidio colposo.

Questo ha fatto scattare il divieto di un secondo giudizio sancito dall’articolo 649 del codice di procedura penale: "L’imputato prosciolto o condannato con sentenza o decreto penali divenuti irrevocabili non può essere di nuovo sottoposto a procedimento penale per il medesimo fatto, neppure se questo viene diversamente considerato per il titolo, per il grado o per le circostanze". La norma era stata richiamata dal difensore Stefano Bruno, a Varese, davanti al gip, nell’udienza preliminare e in Corte d’Assise, fino a essere ripresentata con successo ai giudici dell’appello milanese.