Crollo ad Albizzate, l’indagato: lavoro ineccepibile

Una seconda persona nel fascicolo aperto in procura dopo la morte della mamma marocchina e i due figli

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Sale a due il numero degli indagati nell’inchiesta per le accuse di omicidio plurimo e disastro colposi, fascicolo aperto dalla pm Nadia Calcaterra per risalire alle cause del crollo di una porzione di cornicione della struttura commerciale di Albizzate, precipitato esattamente una settimana fa uccidendo una madre marocchina e due suoi bambini. A essere indagato, in aggiunta al proprietario, come confermato dal procuratore capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana, è anche il progettista dell’immobile, Cesare Gallazzi. Bustocco doc, 95 anni, ingegnere noto per aver seguito diversi progetti nella sua proficua carriera, tra cui quello della sistemazione della casa di cura La Provvidenza, il professionista si è detto "sereno perché certo di aver lavorato in modo ineccepibile", come ha spiegato il suo avvocato Cesare Cicorella.

I due filoni di inchiesta su cui gli inquirenti si sono concentrati, ovvero un possibile errore nella progettazione o lacune negli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, hanno portato, quindi, a indagare due persone. Oltre a Gallazzi infatti, i cui progetti verranno esaminati dai due ingegneri che domani riceveranno formale incarico dall’Autorità giudiziaria, è sotto accusa anche Antonino Colombo, amministratore delegato della società proprietaria dello stabile. Entrambi già sentiti dagli inquirenti dovranno ora attendere l’esito delle consulenze tecniche. La crepa che sarebbe comparsa alcuni giorni prima sulla facciata esterna della struttura commerciale, un ex cotonificio riqualificato nel 1993, forse segnalata da un dipendente di una delle attività interne all’area, è al centro delle verifiche. Spunta, per esempio, una testimonianza, secondo la quale un muratore sarebbe stato inviato per fare verifica sulla fenditura e sistemarla, non molto prima della tragedia, ma la ricostruzione dei fatti, così come le tempistiche, sono ancora oggetto di indagine.

Cosa abbia causato il crollo di quella “spada di cemento”, che in pochi attimi ha spento la vita di Fouzia Taoufiq e dei suoi bimbi di 5 anni e 15 mesi, resta ancora nel ramo delle ipotesi. I calcoli per pesi e bilanciamento di forze sono stati eseguiti a dovere? Il tempo, l’usura, hanno influito sui materiali in maniera imprevista o vi sono stati campanelli di allarme che potrebbero essere stati ignorati? Domande a cui proveranno a rispondere gli investigatori, con l’aiuto delle consulenze dei periti. Qualunque sia la risposta, a ogni modo, nulla potrà lenire il dolore dei sopravvissuti, il padre Noureddine che ha perso in un attimo moglie e due figli e il piccolo Adam, che ha visto morire mamma e fratelli.