LORENZO CRESPI
Cronaca

Coronavirus, medico ringrazia i familiari dei malati

La drammatica testimonianza di Davide Maraggia, ospedale di Circolo: "Ci è toccato dare notizie terribili. Dall’altro capo del filo abbiamo trovato persone splendide"

In diretta dalla trincea: dipendenti dell’ospedale di Circolo a Varese

In diretta dalla trincea: dipendenti dell’ospedale di Circolo a Varese

Varese, 22 marzo 2020 - Sono stati tanti in queste ultime settimane i messaggi di supporto e di ringraziamento indirizzati al personale sanitario alle prese con un lavoro incessante e instancabile. Anche i medici dell’Asst dei Sette Laghi stanno ricevendo continui attestati di stima da parte della popolazione, non solo nelle parole ma anche nei fatti. Sono stati raccolti circa 500mila euro a favore dell’azienda sanitaria, cifra a cui si affianca la campagna lanciata dalla Fondazione Il Circolo della Bontà, che ha già portato all’acquisto di 200 caschi monouso per l’ossigenazione di pronto intervento e 33 pompe per l’infusione continua di farmaci per i ricoverati in rianimazione.

Ma non sono solo i cittadini e i pazienti a ringraziare i medici: avviene anche il contrario, come dimostra la lettera che porta la firma di Davide Maraggia della Terapia intensiva generale dell’ospedale di Circolo di Varese. Il testo, pubblicato sull’account Facebook dell’Asst, si rivolge ai familiari delle persone positive al Covid-19, costretti dalle circostanze a restare lontano dai propri cari, senza poter dare un conforto nella sofferenza, come avviene solitamente all’interno di questo reparto. Gran parte dei ricoverati nella Terapia intensiva varesina arrivano infatti da altre città, come Bergamo, Crema, Cremona, Vigevano, Seriate o Milano. Si tratta di persone che due settimane fa hanno cominciato ad avere difficoltà nella respirazione. "I loro familiari hanno chiamato i soccorsi – recita il messaggio – un’ambulanza è arrivata sotto casa e ha caricato il nonno, il padre, la moglie, il marito, il figlio e lo hanno trasportato verso un ospedale. Quello è stato l’ultimo momento in cui si sono visti". Poi è venuto il momento in cui il respiro si è fatto sempre più corto, e per tanti di loro la situazione è peggiorata ulteriormente.

È stato così necessario trasportarli in altri ospedali, come quello di Varese, a più di cento chilometri da casa. Una distanza enorme tra il malato e i suoi congiunti, che dopo quell’ultimo sguardo salendo in ambulanza o entrando in Pronto Soccorso in diversi casi purtroppo non si sono potuti più incontrare. "In questi giorni – scrive Maraggia – è già stato necessario dare cattive notizie a figli, a mogli, a nipoti al riguardo dei loro cari ricoverati nel nostro reparto. Tutto questo al telefono, solo al telefono. Un compito che sarebbe stato drammaticamente difficile se non avessimo trovato dall’altra parte del filo persone semplicemente splendide". Familiari che hanno compreso che l’impegno degli operatori sanitari per i loro cari era massimo, con tutte le cure e il rispetto possibili, in qualunque modo fossero andate le cose. Ed è quindi un inno all’umanità quello che traspare dalle parole del medico varesino.

"Mi sento di esprimere la mia ammirazione ed elogiare pubblicamente queste persone. Ci hanno ringraziato anche al momento delle comunicazioni più dolorose. Siamo noi che ringraziamo queste persone che non abbiamo potuto conoscere guardandoci negli occhi, che non vedremo mai, che ci hanno onorato della loro fiducia".