Braccio strappato nell'incidente, glielo riattaccano con un intervento di sei ore

L'operazione realizzata da un'équipe mista dell'Asst varesina dei Sette Laghi: l'arto era completamente staccato dal corpo, a parte alcune terminazioni nervose

Sei ore di intervento per salvare il braccio di un ragazzo vittima di un incidente stradale. Operazione perfettamente riuscita, grazie alla tempestività di azione e alla perizia dell'équipe di Microchirurgia e Chirurgia della mano della Asst varesina dei Sette Laghi.

"Sono interventi rari, a Varese ne trattiamo mediamente uno all'anno e non solo su pazienti del nostro bacino di riferimento - afferma il dottor Alessandro Fagetti, responsabile dell'unità - Questo perché in Lombardia le strutture che hanno tutti i professionisti e le competenze per eseguire un reimpianto di grandi segmenti di arto sono quattro e ciascuno accoglie i pazienti che arrivano in emergenza anche da fuori zona, a seconda delle distanze e della disponibilità dell'équipe, che in pochissimo tempo deve costituirsi ed entrare in azione". 

L'incidente

Il paziente è un giovane coinvolto in un grave incidente stradale. Nell'urto, il braccio è stato strappato all'incirca a metà dell'omero, completamente staccato dal corpo ad eccezione di alcuni nervi rimasti continui. Trasportato in Pronto Soccorso, il giovane è stato accolto dal trauma team con una composizione adattata proprio al caso specifico: non solo medico urgentista, anestesista rianimatore e chirurgo d'urgenza - il nucleo base - ma anche uno specialista della struttura di Microchirurgia e Chirurgia della mano.   

Mentre venivano valutati i traumi cranico e toracico riportati dal paziente e che, pur di severa entità, non richiedevano un intervento, un'equipe chirurgica mista si è preparata ad operare il braccio. La tempestività è determinante e l'intervento deve iniziare nel giro di quattro ore al massimo. 

L'intervento

In sala operatoria sono entrati il dottor Alessandro Fagetti, responsabile della Microchirurgia e Chirurgia della mano, la sua collaboratrice, la dottoressa Anna Brandolini, il chirurgo vascolare Nicola Rivolta, e l'anestesista Simone Binda, del servizio guidato dal dottor Alessandro Bacuzzi.  L'obiettivo era tentare di salvare l'arto: in gergo tecnico si dice 'reimpiantarlo', in estrema sintesi, riattaccarlo e renderlo di nuovo funzionante. 

In collaborazione con il chirurgo vascolare è stata ripristinata la vascolarizzazione del braccio sia arteriosa che venosa, utilizzando un vaso della gamba. Si è proceduto poi alla riparazione delle altre strutture gravemente lesionate dal trauma. Terminata l'operazione, durata oltre sei ore, il paziente è stato affidato alle cure dei rianimatori della Terapia intensiva del professore Luca Cabrini, considerati anche gli altri traumi riportati nell'incidente.  

Decorso e seconda operazione

Il decorso dei primi giorni postoperatori ha confermato la buona riuscita dell'intervento, determinando la possibilità di procedere con l'operazione successiva, finalizzata alla ricostruzione della copertura cutanea.  

L'équipe questa volta era composta dal dottor Fagetti, dal suo collaboratore, il dottor Julien Teodori, dal dottor Federico Tamborini, uno degli specialisti della Chirurgia plastica guidata dal professore Luigi Valdatta, e dall'anestesista Mara Saporiti, sempre della squadra del dottor Alessandro Bacuzzi. Prelevato un lembo di pelle con la relativa vascolarizzazione dalla coscia del paziente, lo si è posizionato a copertura del difetto cutaneo sul braccio, procedendo poi alla sua rivascolarizzazione. In tutto, questo secondo intervento è durato quattro ore. I giorni seguenti non hanno evidenziato complicanze, il ragazzo è stato risvegliato e trasferito in un reparto di degenza ordinaria.  

Missione compiuta

"La complessità di questo tipo di interventi sta sia nella varietà e numerosità dei passaggi che lo compongono, e che riguardano ossa, vasi, tendini, muscoli e pelle, sia nella visione prospettica con cui devono essere eseguiti, pensando sempre alla fase successiva - commenta Fagetti - Mentre esegui un intervento di questo tipo non hai alcuna certezza di quel che accadrà. Hai solo la tua valutazione delle reali possibilità di salvare l'arto e di quelle di renderlo nuovamente funzionante. Ma devi agire come se fossi sicuro del risultato". Per ora si può parlare di braccio salvato. Quanto al suo funzionamento, nuovi segnali incoraggiano la speranza. 

"Ci vuole ancora tempo, e poi ci vorrà della riabilitazione - spiega Fagetti - Ma ogni giorno è una conquista, ogni giorno le probabilità di successo, di quello pieno e completo intendo, aumentano".