LORENZO CRESPI
Cronaca

Rabbia e delusione, i due volti degli operai Beko di Cassinetta: “Siamo in ginocchio”

Le voci di chi è qui da decenni, tra voglia di lottare e rassegnazione. “L’azienda si è presa il marchio e se na va all’estero: assurdo”

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I lavoratori del sito produttivo di Cassinetta di Biandronno durante la protesta divisi tra stati d’animo opposti Da una parte il desiderio di lottare dall’altra poche speranze

Cassinetta (Varese) – C’è la rabbia, c’è la delusione, ma anche quello che sembra essere ormai un sentimento di disincanto verso quello che porterà il futuro. In qualcuno però resiste anche la speranza. Sono i diversi umori dei lavoratori che hanno affollato il lungo serpentone che si è mosso dalla portineria del sito Beko di Cassinetta ieri mattina. “Abbiamo accolto le notizie giunte da Roma in maniera assolutamente pessima : racconta Filippo Capitanini, che ha lavorato in Whirlpool negli ultimi 10 anni –. Il Governo non sta facendo niente per tutto ciò. Io vengo addirittura dalla ex Indesit, quindi sono qui ancor di più a lottare, più di tutti gli altri per far qualcosa tutti quanti insieme perché è una situazione vergognosa. Non è possibile che tutto il Varesotto venga messo in ginocchio da un’azienda turca che non ha fatto altro che prendersi il marchio per poi andarsene dalla nostra nazione, perché è questo che sta facendo: non è possibile tutto questo”.

Gianpaolo Garzonio, operaio della fabbrica frigo, è una delle memorie storiche del sito. “Quest’anno sono 36 anni che sono qui. Ne ho viste tante di crisi, ma questa è più grave ancora degli esuberi fatti nel 2000, quando tutto sommato siamo riusciti a gestirli. Ora è ancora peggio perché vuol dire chiudere una fabbrica, chiudere la produzione di tutti i frigoriferi, è gravissima la cosa”. Anche perché sarebbe solo la prima tessera del domino a cadere. “Senza i frigoriferi non esistono più neanche i microonde e le cucine, quindi vuol dire chiudere”.

Nelle parole di Roberto Di Flora, anche lui con una lunga storia in azienda alle spalle tra fabbrica frigo e microonde, emerge invece una punta di speranza. “Viviamo un clima di incertezza sul futuro. Sono qua da 34 anni e queste cose le ho vissute, speriamo che tutto si sistemi per il meglio, che la multinazionale ci ripensi e non trasferisca la produzione in altri paesi. Penso che qualche margine di trattativa ci sia, le multinazionali sparano alto per poi magari fare qualche retromarcia anche sulle proteste che gli operai stanno facendo in questi giorni”.

Per Enrica Di Martino, da quasi 25 anni in fabbrica, è difficile descrivere quello che si prova in questo momento. “Non si vive bene questa situazione. Dispiace perché è un bel posto di lavoro, non ho parole per quello che sta succedendo. Non è la prima volta, comunque adesso è proprio critica la situazione, quindi non ho proprio parole, sono molto dispiaciuta perché è una bella azienda”. Infine Manuela, da più di 30 anni attiva a Biandronno. “La situazione è veramente tragica, perché portare via tutto un comparto di produzione da Cassinetta vuol dire mettere a tappeto tutto il Varesotto, perché l’indotto ne risentirà. Io lavoro nel settore microonde, teoricamente un comparto non interessato perché vogliono tenere il caldo qui a Cassinetta, ma è impossibile che non veniamo coinvolti perché se tagliano più di 600 posti saremo interessati anche noi. Tante persone rimarranno a casa, tante famiglie che purtroppo saranno decisamente in difficoltà”.