
Yasmin mentre dirige una partita di calcio giovanile
Codogno (Lodi), 5 aprile 2023 – “Bravina la ragazza col “velo“, fischia poco ma a questi livelli un arbitraggio all’inglese va bene. E poi sa farsi rispettare", dice convinto un papà seduto in tribuna. "Si, hai ragione, davvero in gamba. Ma che vuol dire “arbitraggio all’inglese“?", chiede la moglie un po’ perplessa. Risate. Anche di altri genitori che ascoltano mentre guardano i propri figli. Intanto lì, sul campo, dove si sfidano il Codogno e l’Enotria in una partita del campionato “allievi regionali under 16“, tutto fila liscio. Perché la “ragazza col velo“ è un arbitro attento cui nulla sfugge. Fa giocare e fischia solo se necessario, ma il regolamento lo applica alla lettera (il gesto del pallone preso con le mani dal portiere ospite dopo un retropassaggio di un proprio difensore viene giustamente sanzionato con un calcio a due in area).
Yasmin
Per Yasmin M., classe 2006, nata in Italia e figlia di genitori egiziani (il papà gestisce una pizzeria nella provincia di Cremona) il calcio è una cosa seria. E l’arbitraggio una vera e propria “missione“, condivisa con la sorella Amira, due anni più grande. Entrambe giocavano nel settore giovanile della Cremonese, ora hanno deciso di intraprendere un’altra strada. Ed è ben felice anche Gian Mario Marinoni, presidente sezione Aia della città del Torrazzo, perché “fischietti rosa“ che indossano il velo sono il più bel messaggio di speranza contro il dilagante razzismo negli stadi. Passione e integrazione. Un binomio vincente.
La storia
La storia di Yasmin, il suo sabato (o la domenica) nel pallone, gli applausi del pubblico, dicono tanto. In fondo non è lo hijab che fa la differenza, anzi. Nel sorriso e negli sguardi di quella ragazza solo in apparenza timida ("Scusatemi, sono l’arbitro, dove posso cambiarmi?", chiede con educazione al suo arrivo al campo comunale di San Fiorano un’ora abbondante prima del match) ma molto decisa e sicura al cospetto di calciatori quasi coetanei c’è tutta l’essenza di un bellissimo sogno. E poco importa se sul rettangolo verde di erba naturale Yasmin deve andarci quando la gente è a pranzo in una calda giornata di primavera, osservando le rigidissime norme del Ramadan che le impongono il digiuno dall’alba al tramonto. Lei ha forza e carattere, le basta l’intervallo per reidratarsi e riprendere in mano il match.
Velo e calzamaglia
Eppure all’ingresso delle squadre in campo qualcuno aveva guardato con aria “stupita“ quella ragazza col pallone fra le mani, il velo (simbolo musulmano) e la calzamaglia che le coprivano il capo e le gambe. Quasi una rarità da incontrare in una partita di calcio, soprattutto a livello giovanile. Una manciata di secondi è durata la sorpresa (ma non è una deroga al regolamento, perché non è vietato), per poi lasciare spazio alla partita, controllata agevolmente dagli ospiti che vinceranno 0-5. Ma soprattutto ai commenti e agli apprezzamenti positivi dei genitori presenti. E quel "fischia poco" dei primi minuti si è trasformato presto in un "fa benissimo a far giocare, la sua linea di condotta è molto coerente".
Arbitraggio perfetto
Proteste pochissime, episodi contestati nessuno, un paio di “gialli“ come da regolamento e molta severità sui falli laterali. Perché è giusto che i ragazzi non siano superficiali. "Però era un po’ troppo severa e a volte era distante dall’azione", dirà qualche giocatore brontolone a fine gara. E invece Yasmin ha convinto quasi tutti, soprattutto i genitori presenti sugli spalti che le hanno tributato meritati applausi facendole i complimenti. "Le donne sono sempre più brave, in alcuni casi anche migliori dei colleghi maschi", il commento di tanti papà. Mentre le mamme si chiedono: "Ma poverina, non avrà avuto caldo correndo per ottanta minuti con calzamaglia e hijab?". Yasmin prende il suo borsone e torna a casa. In attesa della prossima designazione.