Flop Superlega: il Manchester City rinuncia e le inglesi lo seguono. L'Uefa: "Bentornati"

Chelsea, Liverpool, Tottenham e United si chiamano fuori. L'Arsenal chiede scusa. Atletico e Barcellona isolano il Real. Juve alla finestra con Inter e Milan

Le proteste

Le proteste

Falsa partenza sarebbe un eufemismo. Meglio dire figuraccia. A un giorno dall'annuncio della partenza della SuperLeague, il nuovo campionato europeo d'elite alternativo alla Champions League, si è già spezzato il fronte dei dodici club fondatori. Il Real Madrid di Florentino Perez, mente del progetto, è di fatto isolato e il progetto sembra naufragare in partenza, sotto le minacce dell'Uefa e le proteste dei tifosi. La situazione sta precipitando tanto in serata è stata fissata una riunione d'urgenza tra i massimi dirigenti dei club scissionisti: oltre al Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Manchester United, Manchester City Arsenal, Chelsea, Tottenham, Juventus, Inter e Milan. Il summit si è concluso poco fa con la conferma che il Manchester City si è ufficialmente ritirato. "Bentornati in Europa. Ci vuole coraggio per ammettere un errore, ma non ho mai dubitato che avessero la capacità e il buon senso di prendere quella decisione. Il City è una vera risorsa per il gioco e sono lieto di lavorare con loro per un futuro migliore per il gioco europeo", ha scritto Ceferin, presidente dell'Uefa. Il Chelsea ha seguito a ruota il City e lo stesso hanno fatto gli altri club di Premier League: Liverpool, Arsenal, Tottenham e Manchester United, il cui Ceo Ed Woodard, vicepresidente designato della SuperLeague, ha annunciato le sue dimissioni. Poco prima i giocatori del Liverpool esprimevano chiaramente la loro contrarietà: "Non vogliamo scendere in campo in un torneo così". L'Arsenal si è addirittura scusato per l'errore.

La rabbia e l'imbarazzo

Nel Regno Unito un peso fondamentale lo hanno avuto le proteste di piazza di tutte le tifoserie, da Londra a Liverpool a Manchester, e la ferma presa di posizione del governo Johnson e della stampa che hanno accusato di "tradimento" i dodici club su cui gravano le minacce di Fifa, Uefa e leghe nazionali: i giocatori che dovessero prendere parte al "campionato dei ricchi", con accezione pesantemente negativa, non potrebbero più giocare nelle rispettive nazionali. Allo stesso modo, la Serie A, come gli altri campionati nazionali, rischierebbero di essere off limits per la "sporca dozzina".  Possibile che Perez, Woodward, Agnelli e company non si aspettasero una simile reazione delle piazze e del governo del calcio? Proprio l'altra notte il numero uno del Real ribadiva la serietà e l'inevitabilità del progetto, unica possibile ancora di salvezza per il calcio, grazie al finanziamento da 3,5 miliardi di Jp Morgan: una lega europea senza retrocessioni con due gironi e quindici club fissi, i più prestigiosi e tifati al mondo, e gli altri invitati in base ai risultati e ad altri fattori. Si sarebbe dovuti partire ad agosto ma non si inizierà proprio a quanto pare.

Isolamento e silenzio

Anche perchè in Spagna l'Atletico Madrid è vicino al forfait, secondo fonti di stampa, mentre il Barcellona ha affidato la scelta definitiva all'assemblea dei soci di maggio, come da statuto. Un modo diplomatico per defilarsi e lasciare il peso della situazione sui rivali di sempre del Real Madrid. E l'Italia? I tifosi - non proprio tutti - chiedono di rinunciare ai tre club che per ora nicchiano ma il loro peso specifico diventa irrilevante a questo punto. La Juventus di Andrea Agnelli, bersagliato dalla pesanti critiche personali di Ceferin, è in prima linea nel progetto. Inter e Milan hanno accettato di buon grado attirati dai lauti guadagni che ripianerebbero situazioni economiche insostenibili. Lo stesso discorso vale per gli altri club fondatori i cui bilanci sono sempre più sofferenti.

Se la passa meglio il Bayern Monaco, il colosso della Bundesliga che ha rifiutato l'invito alla SuperLega insieme al virtuoso Borussia Dortmund, dichiarando fedeltà all'Uefa. Anche il Paris Saint Germain che non ha mai badato a spese e rigore si è chiamato fuori: evidentemente non ha bisogno dei soldi americani. Il risultato è che, senza tedesche e francesi, il torneo d'elite partiva già zoppo. Ma ora, senza i giganti della Premier League, non si metterà proprio in moto. Per una volta, hanno vinto i tifosi. E anche l'Uefa che, dopo aver presentato il nuovo format allargato della Champions a partire dal 2024-25, è ora comunque chiamata a una gestione più trasparente ed equa del gioco più amato dalla gente.