
Il giovane calciatore della SSD Ausonia 1931 venne espulso nel febbraio 2024 Ora il Collegio di Garanzia ha accolto il ricorso: si torna dal giudice di secondo grado
Quella di Sohaib, calciatore di 15 anni, è la storia di un’ordinaria ingiustizia sportiva che sa un po’ di beffardo gioco dell’oca. Più passa il tempo e più si torna indietro. Se non al punto di partenza, quasi. E così un ragazzino che inseguiva un pallone e il suo piccolo sogno, da quindici mesi non può giocare a calcio nei campionati Figc per una squalifica che ancora non si sa se sia giusta. O eccessiva. Il 3 febbraio 2024 il giocatore della SSD Ausonia 1931, venne espulso nel finale del match contro lo Sported Maris (campionato U16 regionale) per un presunto sputo all’arbitro. Pochi giorni dopo il giudice sportivo, letto il referto del direttore di gara, fermò Sohaib per due anni (fino al 4 febbraio 2026). Poi il primo ricorso in appello (a corredo la società presentò il video che avrebbe potuto scagionare il giocatore, dopo le testimonianze a favore anche dell’allenatore della squadra avversaria), dichiarato inammissibile e quindi neppure considerato nel merito dopo una grave svista dei giudici della Corte Sportiva d’Appello Territoriale, motivato con la dicitura “decorrenza dei termini“ non rispettata. Peccato che gli stessi giudici avessero calcolato male i giorni. La documentazione era stata presentata nei tempi previsti.
Quindi un nuovo ricorso (il 28 marzo 2024) del club e del padre del ragazzo, questa volta al Collegio di Garanzia del Coni. La SSD Ausonia 1931 (che si è accollata oltre 1000 euro di spese per la pratica) e il sig. Said B, papà del giocatore, assistiti dall’avvocato Francesco Catapano, chiesero congiuntamente al giudice, dopo aver accertato la violazione della norma di diritto da parte della Corte Sportiva Territoriale, previa riforma della decisione impugnata: in via principale, di decidere la controversia e "di annullare il provvedimento impugnato e le relative sanzioni disciplinare irrogate, per non aver il calciatore commesso il fatto contestato"; in subordine di ridurre la squalifica e in via alternativa, di rinviare il procedimento nuovamente dinanzi alla Corte Sportiva Territoriale.
Mesi e mesi d’attesa del ragazzo e dei dirigenti del club di via Bonfadini (per il quale Sohaib non è più tesserato), di mail e telefonate per avere delucidazioni ("abbiate pazienza, i giudici si riuniscono ogni tanto..." la replica). Un anno e oltre senza risposte, neppure la data dell’udienza. Prima di Pasqua, finalmente la comunicazione: si discute il 28 aprile. E nella serata di lunedì la Seconda Sezione presieduta dall’avvocato Zimatore, "ha accolto il ricorso, con rinvio del procedimento alla Corte d’Appello Territoriale del Comitato Regionale Figc-Lnd Lombardia per la decisione del merito e per la pronuncia delle spese". Solo la caparbietà dell’avvocato Catapano e la voglia di giustizia e verità della società e del ragazzo hanno evidenziato il clamoroso abbaglio dei giudici. Nel frattempo sono passati 15 mesi, sono state sostenute spese per il contenzioso. Ma soprattutto, se alla fine Sohaib fosse assolto come le immagini sembrano dimostrare, chi gli restituirà il tempo perduto?
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