
Michele Broili in una foto tratta da suo profilo Instagram
Trieste - Il pugile Michele Broili è stato sospeso da ogni attività agonistica, sociale e federale a causa dei tatuaggi nazisti che ricoprono il suo corpo. La decisione del Tribunale federale della Federazione pugilistica italiana, presieduto dal professor Andrea Altieri, arriva dopo la sfida per il titolo italiano dei superpiuma che, il 18 settembre, ha visto sul ring lo stesso Broili e Hassan Nourdine, italo marocchino che ha vinto l'incontro. Ma a far parlare, più che il successo de Il Tiburon, come ama farsi chiamare Nourdine, sono stati proprio quei tatuaggi che non sono passati inosservati.
Broili infatti ha impressi sulla pelle simboli legati o inneggianti al nazismo. Dal totenkopf, la "testa di morto", il techio con le tibie incrociate, che si riferisce al gruppo paramilitare di custodia dei campi di concentramento al simbolo delle SS, passando per il numero 88 (legato alla doppia H delle iniziali di Hitler) e il castello con scritta "Ritorno a Camelot", il nome del raduno quinquennale organizzato dal Veneto Fronte Skinheads. Insomma un concentrato di simbologia discutibile, se non offensiva.
La Federazione Pugilistica Italiana ha subito preso le distanze dal 28enne triestino, condannando il fatto con una nota ufficiale e annunciando provvedimenti. È invece in attesa di eventuali riscontri della polizia la procura della Repubblica di Trieste. Dura la Federpugilato che "condanna e stigmatizza con forza e perentoriamente il comportamento del proprio tesserato e si dissocia da ogni riferimento che i tatuaggi offensivi evochino. Tale comportamento è in palese contrasto con le norme" del codice Coni, all'articolo 5. La Fip ha annunciato di fatto l'apertura di un'inchiesta per le "opportune misure sanzionatorie anche a tutela dell'immagine della federazione", riservandosi "ogni opportuna azione".
La responsabilità, sottolinea la Fip, è "esclusivamente" personale, e semmai "indirettamente" della sua società e aggiune che "alcuna responsabilità può e deve essere ascritta alla Fip che non può essere a conoscenza delle scelte personali di ogni singolo tesserato sino a quando non ne abbia contezza".
Di diverso avviso l'allenatore di Broili, Denis Conte, dell'Ardita Trieste, che spiega: " Spiace per la polemica, ma la federazione sapeva da anni di quei tatuaggi". Broili, "non vuole entrare nella questione dei tatuaggi. È deluso dalla sconfitta". E lo descrive come "una persona tranquilla, a modo e riservata", che dedica buona parte delle sue giornate allo sport: "Ogni mattina va a correre alle 4 e mezza, poi svolge l'allenamento con il preparatore atletico alle 11 e la sera si allena in palestra". "Il mio pugile si è sempre comportato in maniera sportiva e corretta - assicura l'allenatore - rispettando le regole all'interno delle sedici corde e nella vita di ogni giorno".
La decisione del tribunale è valida sino al termine delle indagini preliminari richiamate dalla Procura Federale, fissato al 19 novembre 2021.
Broili avevano già suscitato polemiche nel febbraio del 2020: la sua foto a petto nudo era apparsa nella locandina della "Boxe Night", vicino al logo del Comune di Trieste. Dopo le accuse da parte dell'opposizione, la Giunta comunale si era difesa sostenendo di essere all'oscuro del fatto e che, alla fine, le locandine erano state rimosse.