MATTIA TODISCO
Sport

Manca la continuità a Milano: Inzaghi senza piano B

I fantasmi del passato sono tornati. Le medio-piccole che prendono punti a San Siro, le partite in vantaggio chiuse senza vittoria. Passi falsi che in campionato l’Inter ha già vissuto, nell’era Inzaghi, in un periodo ristretto nella prima annata (sette punti in sette gare e fu abbastanza per gettare via uno scudetto) e in maniera abbondante nella seconda (dodici sconfitte).

Poche volte il viso di Simone Inzaghi ha trasmesso rabbia come nel post-partita di Inter-Bologna. Da "sono dispiaciuto", il tecnico è passato a "sono arrabbiato". Perché se l’errore è reiterato significa che non è stata ancora trovata una soluzione al problema della mancata continuità. Ci sono dei punti in comune tra i passi falsi di questi anni. Ad esempio alcune squadre specifiche che risultano indigeste e sono proprio Sassuolo e Bologna, quelle che finora hanno fatto risultato al Meazza in questo avvio di stagione. Ma ci sono soprattutto fattori tecnici. Battute d’arresto il cui copione è simile. "È la seconda volta che andiamo in vantaggio e non vinciamo", dice Inzaghi parlando delle due gare non vinte nella Serie A in corso. In entrambi i casi la squadra ha dato l’impressione di aver visto troppo in discesa il percorso. Contro i neroverdi dopo un buon primo tempo, a cui ha fatto seguito una ripresa senza acuti e con tanti errori difensivi. Con il Bologna, in misura ancora peggiore, regalando un rigore per un fallo plateale di Martinez nella propria area e poi il 2-2 in un’azione nella quale a Zirkzee è stato permesso il bello e il cattivo tempo.

Quando il punteggio si fa più complicato, l’Inter fa fatica a creare, soprattutto contro le squadre ben strutturate nella fase difensiva. Con l’assenza di Arnautovic per infortunio, a Inzaghi manca la torre da poter inserire se c’è da fare densità in area per trasformare in rete la mole di cross. Inserendo Sanchez per Thuram, come accaduto nelle citate partite, la spinta offensiva non solo non è cresciuta, ma è sembrata abbassarsi. Il cileno è un giocatore che sa creare l’occasione per gli altri, meno per sé stesso. Sarà un caso, ma l’unica altra gara in cui l’Inter è andata sotto è capitata in Champions contro la Real Sociedad: Inzaghi ha giocato la carta Sanchez lasciando Thuram (che era subentrato anch’egli dalla panchina) in campo con in più Lautaro. Tre punte, una più arretrata a supporto delle altre due, come invece il tecnico ha deciso di non fare in campionato. In Europa l’Inter ha riacciuffato la partita, nelle altre due occasioni non ha segnato e ha creato poco.

Come detto, il problema non è solo il non aver segnato dopo i momenti di blackout. Perché proprio quei blackout sono stati soprattutto nella propria metà campo. Errori del singolo (Sommer che non intercetta il tentativo di Bajrami, Lautaro che stende Ferguson) piuttosto che di reparto (il 2-2 del Bologna). I nerazzurri restano la miglior difesa del torneo perché hanno concentrato nelle due famose gare tutti gli errori più grandi, subendo solo un altro gol da Leao.

Inzaghi ha concesso tre giorni liberi al gruppo, ne ritroverà uno striminzito per via delle partenze dei nazionali. Torneranno alla spicciolata settimana prossima e rivedranno in sala video cosa non ha funzionato sabato scorso. Ad attenderli c’è un nuovo tour de force di sei partite da una sosta all’altra.