Un anno fa, di questi tempi, Kristjan Asllani mancava un’occasione al Camp Nou di Barcellona per chiudere partita e discorso qualificazione agli ottavi di Champions League. Con Brozovic infortunato e Calhanoglu improvvisamente titolare nel ruolo di play, il talento prelevato dall’Empoli trovava la porta chiusa per la strada verso un maggiore minutaggio. Al tirar delle somme, il suo primo anno a Milano è diventato un lungo apprendistato, intervallato dai viaggi in nazionale con l’Albania, nel quale al contrario lo spazio è maggiormente definito. Questo grazie anche all’ex interista Sylvinho, nel frattempo diventato ct.
Quattordici milioni spesi tra prestito e obbligo di riscatto sono un investimento fatto dalla dirigenza per un ragazzo in cui l’ambiente crede, a maggior ragione dopo una stagione in cui, in mancanza di riscontri sul campo, di Asllani sono emerse le qualità morali. Mai una parola fuori posto e in estate la comunicazione a società e allenatore (nonostante le avances del Sassuolo) di voler restare a giocarsi le sue chances, soprattutto non avendo più in rosa Brozovic. Inzaghi si è così convinto di avere in casa un giocatore più maturo, più convinto, a cui poter dare fiducia. Il primo impatto da titolare della stagione è stato difficile, per lui come per tutta la squadra: un’ora di complicata esperienza in casa della Real Sociedad, l’impressione che senza Calhanoglu l’Inter non avesse le stesse possibilità di prevalere sugli avversari. Le apparizioni successive, però, sono andate decisamente meglio. Sempre scampoli, col risultato da preservare, più di una volta potendo contare su distacchi già larghi nel punteggio.
Al Meazza contro la Roma, la situazione era differente. L’Inter non era avanti e un giallo sulle spalle di Calhanoglu ha spinto Inzaghi ad avvicendare sia il turco che Mkhitaryan inserendo Asllani e Frattesi. Mossa rischiosa: da un centrocampo collaudato ad uno di giocatori che sono nel pieno della reciproca conoscenza e (a parte Barella) non avevano così tanti minuti nelle gambe. La risposta di Asllani è stata un lancio millimetrico per Dimarco in occasione del gol firmato da Thuram. Una giocata che il ragazzo ha nelle corde e che ha sempre provato. Gli viene naturale andarsi a cercare il pallone, così come tentare i cambi di campo. L’azione che lo ha visto protagonista con la Roma potrebbe essere una “sliding door” in vista del futuro. Calhanoglu lo ha preso sotto la propria ala e lo staff tecnico ne sta affinando le capacità difensive (quelle offensive sono naturali). Nel finale di Inter-Roma si è preso anche una sgridata da Bastoni per aver ritardato la chiusura su Cristante, pronto al tiro da fuori. La base per crescere c’è, ma anche i margini per diventare ancora più forte.