Inter e Milan al bivio: fiducia a tempo per Spalletti e Gattuso. Resta l’ombra di Conte

Per Marotta e Leonardo il nodo panchina: decisive le ultime sei giornate

Gattuso e Spalletti

Gattuso e Spalletti

Milano, 16 aprile 2019 - Destino in bilico, quello degli allenatori a Milano. Sempre lontani da una conferma certa, sempre a un passo dal baratro, che bastano uno stop o due per mettere in discussione mesi di lavoro. Luciano Spalletti e Gennaro Gattuso hanno esperienza, per loro fortuna. Sanno che sebbene non ci sia sui loro contratti, parte di quella paga che ricevono mensilmente è dovuta alle pressioni più forti rispetto ad altre piazze. Rincorrono il comune obiettivo della Champions sperando che sia il traguardo in grado di rafforzarne la posizione, ma sono coscienti (particolarmente guardando al caso del tecnico interista) che entrare nei primi quattro posti è solo la conditio sine qua non per non dare per chiusa l’avventura in corso, non per evitare l’esonero al 100%. Spalletti ha vissuto la settimana di avvicinamento a Frosinone-Inter con l’ombra crescente di Antonio Conte alle spalle.

Le suggestioni riguardo all’ex commissario tecnico non sono balzate agli onori delle cronache per la prima volta (se ne parla da quando ha lasciato il Chelsea l’estate scorsa) ma la presenza in dirigenza di Marotta invoglia a fare due più due. L’ad nerazzurro ieri ha voluto dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Ai microfoni di Radio Rai ha definito Conte «un vincente, che ha fatto benissimo ovunque», quindi ha tessuto le lodi di Spalletti, «per aver costruito una struttura di squadra e aver finora centrato gli obiettivi». Sta tutto lì, nei traguardi prefissati. Con Spalletti in Champions si va, ma nel curriculum manca l’acuto tricolore dello scudetto, mentre Conte ce l’ha fatta con la Juventus partendo da un settimo posto e ha ripetuto l’impresa in Inghilterra. La prossima sfida alla Roma, sabato sera, potrebbe dare una spinta importante verso l’obiettivo europeo, sempre che l’Inter riesca a scrollarsi di dosso quella sindrome da Meazza che (derby a parte) ha spesso colpito la squadra in determinati appuntamenti: Psv, Eintracht, Lazio per due volte, in parte Atalanta.

I nerazzurri hanno comunque cinque punti sul Milan, al quale la qualificazione alla Champions League serve anche per avere più forza nel tiramolla con l’Uefa in termini di Fair Play Finanziario. La società e Gattuso ogni tanto prendono strade di pensiero differenti, vedi la conferenza del tecnico sul comportamento di Kessié e Bakayoko e il comunicato del giorno dopo in difesa dei due (dal club trapela ottimismo riguardo alle decisioni del giudice sportivo, visti determinati precedenti favorevoli), ma lottano per un obiettivo comune. A seconda del raggiungimento o meno dello stesso, vertici e allenatore si incontreranno a fine anno per un bilancio e un eventuale benestare alla permanenza in panchina. Manca forse il Conte della situazione, sebbene qualche accostamento sia stato fatto in passato. Non ci vuole molto a trovare qualcuno disposto a prendersi un posto di prestigio come quello di allenatore dei rossoneri. Dalla sua Gattuso ha la piazza, che non ne dimentica le gesta. Proprio quello che in parte manca a Spalletti. All’annuncio delle formazioni a San Siro, nel recente passato, qualcuno ha persino fischiato l’allenatore toscano