Milano, 17 agosto 2024 – Un'estate a cinque stelle, con scalpi eccellenti nella tournée americana: Manchester City, Real Madrid, Barcellona. Ma la prima di campionato, a San
Siro, è un vero e proprio thriller. Con finale felice, viste le premesse. Ma su cui interrogarsi. Un punto, col Torino. Una doppia rimonta arrivata dalla panchina. Dopo due errori
al limite del credibile in difesa. In questo senso, è un amaro ritorno al passato, all'era Pioli. Il vantaggio del Torino, infatti, è da galleria degli orrori: il movimento di Sanabria a uscire fa sbandare la difesa, così Zapata (solo) crossa e Bellanova (solo) incorna sul palo con la complicità
pure di Maignan. Il resto lo fa Thiaw che invece di spazzare controlla maldestramente, deviando nella propria porta. Fin lì era stato un Milan piacevole, sulla falsa riga di quello apprezzato nelle prime settimane di Fonseca. Loftus-Cheek e Bennacer ad abbassarsi sfidando la pressione granata, gli esterni bassi ad alzarsi, gli esterni alti a convergere verso il centro. Manifesto delle idee offensive. Ma le idee vanno concretizzate. E invece, sia Leao che Pulisic al
dunque hanno scialacquato, mentre Chukwueze e Jovic non sono mai entrati in partita. Così il Torino ha preso fiducia, tenuto botta, raddoppiato: Lazaro e Ilic a dialogare con
troppa libertà, Zapata a incornare con Thiaw ancora colpevole. Fonseca aveva già capito l'antifona giocandosi un triplo cambio: Theo Hernandez per alzare la spinta,
Reijnders per elevare la qualità e Morata per mordere. Lo spagnolo ha provato a prendersi un rigore, ha lottato, si è dannato l'anima qua e là. Il resto lo hanno fatto anche gli
altri due neo entrati: Musah e Okafor, carica allo stato puro. Così è nata la rimonta nel finale. Tutta, orchestrata dalla panchina. Sulla legnata di Reijnders il piede di Morata da 2-1. Sul cross di Musah la girata di Okafor del 2-2. Servirà un'altra difesa, con Pavlovic ed Emerson
Royal comprati apposta. Servirà un attacco meno sprecone: con Morata, sì, ma anche con un Leao che faccia definitivamente il salto di qualità. Dal portoghese, passa
molto. Intanto, un punto esclamativo. E, nel contempo, interrogativo.