Balotelli, in Italia nessuno lo vuole: dopo l'ennesima lite va in Svizzera al Sion

Super Mario riparte dalla Super League: voleva tornare in serie A, saluta l'Adana Demirspor con l'ennesima "balotellata"

Mario Balotelli in maglia Adana nel triangolare con Salernitana e Reggina

Mario Balotelli in maglia Adana nel triangolare con Salernitana e Reggina

La parabola di Mario Balotelli si arrichisce di un nuovo capitolo: Sion, Svizzera. Club che galleggia a metà classifica in Super League. Per intenderci: era stata la società scelta da Gennaro Gattuso per il passaggio da giocatore ad allenatore, dopo aver lasciato il Milan. Tanto basta per comprendere la (poca) portata dell’affare. In Italia non c’è più posto per Balo. Da oggi, quindi, neanche in Turchia, nell’Adana che aveva avuto il coraggio di concedergli un’altra, ennesima, chance nel tentativo di rilanciarlo nel calcio dei grandi.

I numeri, a dire il vero, non sono mancati: 19 gol tra campionato e coppa, con 6 assist. Mica poca roba, al netto della mediocrità del torneo. Sta di fatto che la scorsa stagione è stata un documentario che lo stesso Mario ha confezionato di settimana in settimana sui suoi social: ogni week end video di gol - qualcuno di pregevolissima fattura - e giocate, come a voler dire "io ci sono ancora". Manca, però, l’ultimo capitolo: quella lite con Vincenzo Montella, allenatore dell’Adana e un altro dei nostri, che evidentemente ha messo fine definitivamente al pensiero di qualche club del Belpaese di voler riabbracciare Supermario, un ragazzino ormai di 32 anni. "Per me finisce qui, da Mario però mi aspetto di più", aveva detto, chiudendo il caso, l’Aeroplanino. Lui, che avrebbe concesso nuove chance a Balotelli anche in nazionale, e che oggi dallo stesso attaccante non ha più nulla da aspettarsi. Lo attende un altro italiano, Paolo Tramezzani, alla guida tecnica del Sion e che da mesi attende l’esito delle voci di mercato con Balo protagonista. È chiaro che l’attaccante fosse in attesa di altro: dopo la lite con Cellino ci sono stati i 6 gol in 14 partite con il Monza (che mancò il salto in A, ndr).

Proprio lì, dall’allegra famiglia brianzola era tornato a farsi vedere in occasione della festa promozione: l’abbraccio con il padre calcistico Galliani, la stretta di mano con Berlusconi, l’ammissione ai microfoni di voler tornare. Una volontà coltivata anche a Castel di Sangro, amichevole contro il Napoli, una bella vetrina: pareggio e gol su rigore. Ma niente. Sul telefono di Mario nessuno squillo con prefisso italiano. C’è solo una voce del nostro Paese, quella di Tramezzani. Che lo accoglie e gli dà il benvenuto in Svizzera. Un’altra, ennesima, piccola occasione per dimostrare di essere ancora grande. Ma la sensazione, forte, convinta, che ormai sia davvero troppo tardi.