Dimarco, da Calvairate all'Inter e alla Nazionale: Mancini nel destino

Il ragazzo del quartiere est di Milano, doppo tanta gavetta, è riuscito a realizzare i suoi sogni: giocare nel club del cuore e in maglia azzurra

Federico Dimarco dopo il gol suo primo gol con la maglia dell'inter

Federico Dimarco dopo il gol suo primo gol con la maglia dell'inter

Quando si raggiunge un obiettivo dopo così tanti chilometri e fatica la soddisfazione è, se possibile, ancora maggiore. Per averne conferma, bussare a casa Dimarco che, in questi ultimi tre mesi, ha visto realizzarsi tutti i suoi sogni. Dopo essere finalmente riuscito a vestire da protagonista la maglia dell’Inter, squadra per cui tifa sin da bambino, ora, Federico, potrà provare sulla sua pelle il brivido che solo la maglia azzurra sa dare: infatti grazie al forfait dell’ultimo minuto di Matteo Pessina, il ct Roberto Mancini ha deciso di dare un’occasione al ragazzo milanese che tanto bene ha impressionato in questi primi mesi in nerazzurro. Ma la storia di Dimarco con l’Inter ha origini ben più lontane.

Da Calvairate alla Serie A

Federico è di Calvairate, un quartiere nella zona est del capoluogo lombardo, ed è cresciuto con il nerazzurro nel sangue. Fin da bambino infatti, il sogno era quello di diventare un calciatore. Un sogno coltivato giorno per giorno sia nel campetto in cemento davanti al fruttivendolo dei suoi genitori in zona Porta Romana, “Frutta e Verdura Dimarco”, sia alla Calvairate, una piccola società affiliata all’Inter. “Dima” in pochissimo tempo attira le attenzioni degli scout di Appiano Gentile ed entra nel settore giovanile della sua squadra del cuore, dove farà tutta la trafila. Federico riesce anche ad esordire in prima squadra, guarda caso sotto la guida proprio di quel Mancini che oggi l’ha scelto per la sua Nazionale. Il Mancio ha de sempre un debole per i giocatori dalla grande tecnica e per questa ragione nel 2015 lo butta nella mischia per i minuti finali di una partita di Europa League in Azerbaijan. Nella stessa stagione arriva anche la prima presenza in campionato, in un Inter-Empoli di fine maggio.

A "farsi le ossa" in giro per l'Italia 

Dall’anno successivo inizia la girandola di prestiti di Dima. Il primo è in Serie B ad Ascoli, dove disputa però solo mezza stagione, facendo comunque registrare 4 assist, perché a gennaio arriva la chiamata dalla massima serie: l’Empoli, ancora uno strano incrocio del destino, lo vuole per fare da riserva al veterano Manuel Pasqual. Dima racimola 12 presenze, ma non riesce ad evitare la retrocessione dei toscani. L’anno successivo finisce nella giro di plusvalenze che costringe la dirigenza interista a cedere prima del 30 giugno i pezzi più pregiati del vivaio: Fede viene ceduto in Svizzera, al Sion. Tuttavia gli stati generali del club nerazzurro credono fortemente in lui e quindi ne conservano il controllo inserendo nella trattativa con gli elvetici un’opzione di contro riscatto, esercitato alla fine dell’anno.

Il gol "amaro" e il ritorno a casa

Il destino però non ha ancora finito di riservare sorprese a Dimarco che, nel 2018, finisce a Parma. Con i crociati sigla il suo primo gol in Serie A proprio contro la “sua” Inter. Una giocata da strabuzzare gli occhi: un mezzo esterno mancino scagliato dai 35 metri che Handanovic può solo guardare morire nel 7. Da quel momento la sua crescita è vertiginosa. A Parma si afferma e nella stagione successiva torna a Milano, ma Antonio Conte non lo ritiene ancora pronto per giocarsi uno scudetto e quindi a gennaio 2020 passa al Verona. Con gli insegnamenti di Ivan Juric, in un anno e mezzo con gli scaligeri, mette a referto 50 presenze condite da 5 gol. Dimarco così si afferma come uno dei migliori giovani del campionato  tanto da valergli un ritorno in neroazzurro, questa volta con Simone Inzaghi in panchina. Il terzo capitolo in nerazzurro è quello buono, Dima infatti si fa trovare più che pronto. Grazie alla duttilità sviluppata a Verona, Federico è da subito un’alternativa fondamentale nello scacchiere del tecnico piacentino: esterno a tutta fascia o “braccetto” di sinistra in una difesa a tre. Senza dimenticare il sinistro educatissimo, grazie al quale sigla il suo primo, splendido, gol in nerazzurro: una punizione all’incrocio dei pali su cui Audero, portiere della Sampdoria, non può nulla.

Sono poco meno di 10 chilometri a separare il quartiere Calvairate dallo stadio di San Siro, ma la strada percorsa da Dimarco è ben più lunga di quanto la mappa di Milano racconti: la sua storia ricorda tanto un romanzo di formazione fatto di prove, errori, viaggi ed esperienze, con tanto di lieto fine.