
Yonghong Li il giorno della presentazione
Milano, 6 agosto 2017 - Un anno di Yonghong Li al Milan. E il bilancio provvisorio parla di un gran bel pollice alto. Era il 5 agosto 2016 quando a Villa Certosa Silvio Berlusconi accoglieva questo semi-sconosciuto imprenditore cinese per stringergli la mano ed accettare formalmente l’offerta di 740 milioni per la firma dell’accordo preliminare - siglato nelle ore precedenti a Milano dai manager di Fininvest e da Han David Li -.
Oggi, 6 agosto 2017, la situazione è molto diversa. Yonghong Li resta un personaggio fuori dai radar per sua precisa volontà e resta qualche ombra sulla provenienza dei denari usati per versare le prime tre caparre - c’è chi dice che garante ai prestiti lo abbia fatto il colosso bancario Huarong, eminenza nascosta dell’affare -. Ma i risultati ottenuti sono assolutamente straordinari. Non fermiamoci al calciomercato sontuoso che è chiaramente quello che balza all’occhio dei tifosi e degli addetti ai lavori: Bonucci e Biglia i fiori all’occhiello; ma anche il rinnovo di Montella e soprattutto quello di Donnarumma. Ecco, Yonghong Li in questo frangente è stato fondamentale: la sua decisione di non vendere il portiere dopo il primo no di Raiola ha permesso a Fassone di ricucire i rapporti con pazienza e strappare infine la firma. Con il blitz di Montella a Castellammare di Stabia. Lavoro di squadra. Proprietà, dirigenza, allenatore: tutti insieme nella stessa direzione come da tempo non accadeva. Poi c’è il lavoro sui social e sul web: a luglio 2 milioni e 650mila visite al sito (+322% rispetto a 12 mesi fa), con 6 milioni e 720mila pagine viste (+303%), guadagnati su Twitter 300mila nuovi follower dal mese precedente e 170mila su Instagram.
Ma il vero capolavoro di Yonghong Li è avere intessuto rapporti con il Governo cinese. Quello che con le limitazioni alle esportazioni di denaro per settori non strategici aveva rischiato a più riprese di far saltare l’affare con le continue e arcinote richieste di rinvio, prima del provvidenziale intervento del fondo americano Elliott con il famoso prestito di 303 milioni. A proposito: fonti vicinissime a Paul Singer si dicono molto soddisfatti dell’operato di questo Milan. Stanno rispettando il budget messo a disposizione sul mercato e gli impegni presi, come i manager del fondo possono controllare una volta ogni due mesi. Ma torniamo ai rapporto tra Li e lo Stato: a metà luglio il Milan ha svelato un accordo con la China Next Generation Education Foundation. Un progetto volto a promuovere e supportare lo sviluppo del calcio nella scuole in Cina. Un primo passo verso il grande piano del Milan. Fassone lo ha svelato più volte a microfoni spenti: dato che la Federcalcio Cinese organizza solo il massimo campionato e il resto è lasciato in balia degli eventi, l’obiettivo del Milan è dare loro supporto per mettere ordine ai livelli più modesti per essere poi pronti a passare all’incasso. Dare per ricevere. È questo, secondo il management del Milan, il segreto per sbancare il lunario in Cina. Così anche l’ambizioso piano industriale - quello che prevede 90 milioni di ricavi solo dal mercato cinese nei prossimi 12 mesi - sembra meno irraggiungibile.