Avanti, miei azzurri

Il capitano della Nazionale di wheelchair basket e i Mondiali .

CANTÙ (Como)

di Alessandro Luigi Maggi

Filippo Carossino è un’eccellenza assoluta della pallacanestro in carrozzina. Nato ad Arenzano nel 1993, arriva alla Briantea per un camp nel 2010, diventandone un simbolo dalla stagione 2014-2015 dopo un’esperienza nelle serie minori nella sua Liguria. Un matrimonio pazzesco, che ha fruttato 5 scudetti (2016, 2017, 2018, 2021, 2022), 6 Coppa Italia (2016, 2017, 2018, 2019, 2020, 2022) e 5 Supercoppe (2016, 2017, 2018, 2019, 2021). Cestista solo dal 2009, nel 2011 è già in azzurro per il torneo internazionale di Göteborg. Sarà un altro matrimonio lunghissimo e vincente. Bronzo agli Europei U22 di Saragozza, dal 2021 è capitano e si appresta a vivere a Dubai il suo terzo Mondiale in carriera. Insomma, un monumento, che si racconta a meno di un mese dal via della rassegna iridata. Quella delle grandi speranze.

Siete già al lavoro da qualche giorno. Qual è la vostra tabella di marcia di avvicinamento al Mondiale?

"Siamo stati in ritiro a Tirrenia sino a domenica. Il 28 partiremo per il secondo raduno di Cassino e da lì, il 5 giugno, partiremo per Dubai".

È il suo terzo Mondiale, ma immaginiamo che la tensione sia comunque già altissima.

"È vero, è sempre una grande emozione. È una manifestazione importante ed esserci deve essere vissuto come un privilegio. Il desiderio è tanto. Si doveva giocare a cavallo tra 2022 e 2023, ma i Mondiali di calcio hanno fatto traslare tutto. Ora, finalmente, ci siamo".

Torniamo alla Briantea. Dopo i trionfi degli anni passati, in questa stagione siete arrivati in fondo a tutto, anche all’EuroCup 1, ma vi è mancata la gioia di un trofeo. Che giudizi si sente di dare a questa esperienza?

"È stato un anno particolare. Dopo la scomparsa del presidente Marson la priorità era ricostruire le basi, rimettere insieme i pezzi, concentrarsi sulla stabilità della società. Si è puntato sui giovani, e nonostante le tante difficoltà abbiamo fatto un’ottima annata. Non abbiamo alzato nessun trofeo, è vero, ma abbiamo giocato le finali in tutte le competizioni, e questo rende il bilancio positivo. Vincere non è mai semplice, ripetersi ancora di meno, ma nonstante i grandi cambiamenti siamo rimasti lì".

Il matrimonio con la Briantea si avvicina ai dieci anni, resterà nel club anche nella prossima stagione?

"La testa ora è totalmente sulla Nazionale, ma la Briantea vuole continuare con un progetto importante. L’obiettivo è sempre provare a vincere".

E allora parliamo di azzurro. Che aspettative per Dubai?

"L’ascesa è stata importante. Questa Nazionale è molto competitiva. Tutto parte da un gruppo di giocatori che portiamo avanti da tanto tempo: solido, omogeneo, ci conosciamo tutti molto bene. Non so davvero cosa attendermi, sarà il campo a parlare, ma partiamo con l’idea di essere protagonisti, di giocarci le nostre carte".

Club e Nazionale. Lei è simbolo di un movimento. Ma qual è il livello oggi rispetto al resto d’Europa e del mondo nel basket in carrozzina?

"La stagione è stata molto importante. Oltre a noi c’erano altre due squadre italiane nelle finali di EuroCup 1 e nelle manifestazioni 2 e 3 c’era sempre e comunque una squadra italiana. Il movimento cestistico italiano sta crescendo. E questo è un motivo di orgoglio per noi. Ecco perchè siamo a Dubai con l’ambizione di essere protagonisti".

Basket, ovviamente, nel suo cuore. In Liguria, da ragazzino, si era formato come pallanotista. Ora che passioni ha?

"Tennis, basket e calcio. Ma soprattutto seguo l’Inter sin da quando ero piccolo".

Quindi immaginiamo non siano giornate tranquille, con una semifinale di Champions League in corso.

"Vado spesso a San Siro. Andare allo stadio è bellissimo, quest’anno c’ero con il Bayern, con il Barcellona, con il Porto, con il Benfica. E mi ricordo anche il derby del 2003. Tensione, ansia, ma anche una bellissima emozione da vivere come tifoso. Speriamo che sia un grande spettacolo sino alla fine".