GIULIO MOLA
Sport

Alberto Zaroli risponde alle accuse di discriminazione di Francesco Gnisci

Zaroli, vicepresidente Aia, nega le accuse di discriminazione di Gnisci e invita al dialogo per chiarire.

Zaroli, vicepresidente Aia, nega le accuse di discriminazione di Gnisci e invita al dialogo per chiarire.

Zaroli, vicepresidente Aia, nega le accuse di discriminazione di Gnisci e invita al dialogo per chiarire.

Usa i toni e le parole del buon padre di famiglia Alberto Zaroli, vicepresidente dell’Aia. Ma respinge con fermezza le accuse di “discriminazione“ di un ex tesserato. Gli tende però la mano, invitandolo ad un confronto, con serenità e trasparenza. Un mese dopo la denuncia via “social“ di Francesco Gnisci, giovane direttore di gara lombardo che aveva accusato i suoi superiori di avergli negato il sogno della “promozione“ perché "troppo basso", scendono in campo i vertici arbitrali, su invito del presidente Antonio Zappi. Per chiarire una vicenda dai contorni oscuri e far sentire le proprie ragioni: "Intanto precisiamo un aspetto - spiega Zaroli -: nessun Dirigente Regionale o Nazionale ha mai dato disposizioni ai propri Osservatori che valutano le prestazioni arbitrali di impedire avanzamenti di carriera in base alla statura. Ho personalmente assistito a molti raduni, anche in Lombardia, e mai qualcuno ha pronunciato la frase "gli arbitri bassi possono arrivare al massimo fini alla Prima Categoria", tantomeno poi aver giustificato tale presunta affermazione con l’esigenza estetica di non avere assistenti più alti dell’arbitro. L’altezza, minima o massima che sia, non è un requisito richiesto per dirigere le partite: basta guardare i nostri arbitri nazionali, in Serie A, B e C. Non è l’altezza a determinare la qualità e la competenza. Teniamo molto al concetto di inclusività e. ancora di più, al rispetto delle persone: discriminare un ragazzo o una ragazza in base all’altezza o ad altre caratteristiche fisiche è odioso".

Gnisci sostiene che quel 24 novembre siano stati espressi giudizi discriminatori... "Con riferimento a quella partita, al termine della quale l’Osservatore avrebbe detto all’arbitro "sei molto bravo, peccato per la tua corporatura bassa per questo sono costretto a darti 8.40 invece di 8.50", la relazione della visionatura fa riferimento a tutt’altro: gestione disciplinare, spostamento non adeguato alle esigenze tattiche della gara, nessun accenno alla statura. Lo stesso Osservatore, che abbiamo più volte interpellato, conferma che anche durante il colloquio non ha fatto accenno a voti “ridotti” a causa della statura ed anzi si stupsce molto di quanto poi pubblicato sui social. Le valutazioni di Gnisci erano nella norma, un buon arbitro: nessuno lo avrebbe retrocesso e nessuno gli avrebbe impedito di continuare a dirigere gare".

L’arbitro invece afferma il contrario e si è dimesso. "Siamo molto dispiaciuti per questa reazione e per le dimissioni: a volte bisognerebbe trovare il tempo e la voglia di parlare, ragionare, condividere esperienze e vissuti individuali. Guardandosi in faccia, confrontandosi, si chiariscono molte cose e si risolvono i problemi, anche quelli legati a malintesi. Chiudere i canali di comunicazione personali e utilizzare solo i “social media“ rende tutto molto più difficile".

Perché Gnisci dovrebbe essersi inventato tutto? "Non lo so davvero. Però dico una cosa: ammettiamo, per assurdo, che la frase sia stata detta nello spogliatoio. L’arbitro avrebbe dovuto riferirla al suo Presidente della Sezione (Voghera) o ai suoi designatori, invece manda un messaggio nel quale scrive di non essere d’accordo con l’Osservatore per il voto e perché gli avrebbe contestato la regolarità delle rimesse laterali. Nessun accenno a quello che invece scrive sui “social“ nei giorni successivi. Se davvero durante il colloquio fosse stata detta una cosa tanto grave ("non ti do 8.50 perchè sei basso”") sarebbe uscito immediatamente".

Lei ha provato a sentire il ragazzo? "No, anche perché ora non è più un associato e sta continuando a fare e a scrivere cose non corrette. Sia chiaro però, Francesco non è un nemico: resta solo il dispiacere di non essersi capiti, ma se ci sono stati dei malintesi sono il primo ad essere disponibile per un chiarimento"

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