
Il talento, come ogni cosa, va coltivato. Da sempre ci si chiede se la predisposizione naturale, da sola, sia sufficiente per eccellere in un determinato ambito. Chiedere, ad esempio, a Filippo Tortu sprinter lombardo oro con la staffetta 4x100 ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e argento al mondiale di Budapest di quest’anno. Dietro ogni singolo risultato c’è lavoro e dedizione. Non è così un caso che l’azzurro abbia tenuto, con la marciatrice bergamasca Federica Curiazzi (quinta al mondiale) una lezione per il corso "Formiamo i Campioni di Domani" che fa parte del Progetto Talento promosso dalla Fidal Lombardia. Tortu, che ha mosso i primi passi da sportivo negli oratori lombardi e in virtù degli insegnamenti impartiti dal papà – allenatore è diventato, per forza di cose, modello e punto di riferimento per gli atleti in erba. È stato pure scelto come testimonial del Progetto Talento edizione 2023. Il programma, nato 15 anni fa, punta a dar manforte alla crescita e al sostegno di oltre 50 talenti nell’atletica leggera. Inoltre, proprio Tortu a 16 anni usufruì degli aiuti stanziati, era il 2014, grazie ad una borsa di studio.
Naturale quindi che si rivolga a chi, come successo pure a lui, sta cercando di capire che percorso sportivo intraprendere. Il velocista sottolinea l’importanza dell’attività fisica per i più piccoli e dà un prezioso insegnamento a chi si avvicina all’agonismo. "L’atletica giovanile serve per creare un metodo di lavoro - spiega - ma anche risultati prestigiosi come le medaglie internazionali giovanili sono solo un primo passo e non un punto di arrivo". Alla base di tutto c’è un innato senso di competizione e voglia di affermarsi che ha spinto l’italiano ad essere ancora più ambizioso. "Ho sempre pensato che vincere fosse la cosa più importante: quando nel 2021 non sono riuscito a entrare nella finale dei 100 metri dei Giochi di Tokyo mi sono reso conto di quanto sia importante il lavoro per arrivare fin lì, di come vincere o perdere fosse quasi la stessa cosa". Come un pugile che si trova costretto a incassare un gancio, così Pippo si è rialzato, ha riordinato le idee e scaldato le gambe per un altro impegno, come ricorda con soddisfazione. "In quei giorni ho ritrovato l’orgoglio di essere ai Giochi di Tokyo 2020 – spiega - l’ultima frazione della finale della 4x100 nasce in quel momento, perché ho sublimato la delusione trasformandola nell’energia che ho espresso nella frazione finale della staffetta. Anche quando non si raggiunge il proprio obiettivo, non si deve pensare che non ne sia valsa la pena".
Ricordi dolci da cui ripartire in vista di una stagione lunga, complessa e in cui c’è in palio tanto. Cosa riserva il futuro a Tortu? Risponde senza dubbi: "Nel 2024 vorrei far bene gli Europei in casa (la rassegna si svolgerà a Roma, ndr), in generale per la prossima stagione l’ambizione è vincere con la staffetta gli Europei e arrivare in finale individualmente alle Olimpiadi". In più, il lombardo avrà tra gli impegni le World Athletics Relays 2024 (ovvero i mondiali delle staffette) che sono in programma a Nassau (alle Bahamas) il 4 e 5 maggio 2024. Fatta eccezione per la manifestazione a squadra, come successo ormai nelle ultime stagioni, probabile l’impegno solo sui 200 metri. Lo sprinter, intanto, ha ripreso da qualche settimana il lavoro in vista dei prossimi mesi e continua a essere seguito e allenato dal papà Salvino. Quest’ultimo a proposito della crescita nell’atletica ad alto livello, concorda con quanto detto dal figlio. Secondo il coach non è utile affrettare le tempistiche: "non si deve avere fretta: la piantina non va mai innaffiata con troppa acqua".