ANDREA MORLEO
Sport

Addio a Giuseppe Moioli, leggenda del canottaggio e oro olimpico a Londra 1948

Giuseppe Moioli, campione olimpico nel canottaggio a Londra 1948, ci lascia a 97 anni. Un mito dello sport italiano.

Giuseppe Moioli (primo a sinistra) con l’equipaggio che conquistò il primo oro del canottaggio italiano alle Olimpiadi di Londra ’48

Giuseppe Moioli (primo a sinistra) con l’equipaggio che conquistò il primo oro del canottaggio italiano alle Olimpiadi di Londra ’48

”L’Uomo, l’Atleta e il Mito”. Così si apre il lungo ricordo con cui la Federazione di canottaggio ha voluto rendere omaggio a uno dei suoi figli più titolati e ammirati, Giuseppe Moioli, unico superstite del “quattro senza” che alle Olimpiadi di Londra 1948 conquistò il primo oro della storia del canottaggio tricolore. Avrebbe compiuto 98 anni l’8 agosto ed era il più anziano ex atleta italiano in vita ad aver vinto un oro alle Olimpiadi. Quell’oro Moioli se l’era andato a prendere insieme a Franco Faggi, Elio Morille e Giovanni Invernizzi in casa degli inglesi, che il canottaggio l’avevano inventato più di cent’anni prima con le sfide tra i giovani rampolli di Oxford e Cambridge. Inglesi che proprio in quella disciplina, il “quattro senza”, si erano aggiudicati cinque delle otto precedenti medaglie d’oro.

Come vincere un Mondiale di calcio contro il Brasile al Maracanà, un’impresa epica quella dei quattro ragazzi della Canottieri Moto Guzzi che arrivò a pochi giorni dalla vittoria di Bartali al Tour de France, un altro colpaccio in quell’incredibile estate del ‘48 per quell’Italia uscita malconcia dalla guerra e con una grande voglia di riscatto agli occhi del mondo. Moioli, insignito nel 2015 del Collare d’Oro al Merito Sportivo, massima onoreficenza del Coni, era nato nell’agosto 1927 a Olcio, frazione di quella Mandello incastonata tra il lago e la Grigna, dove in quegli anni cresceva e si affermava un altro mito destinato a fare la storia, la Moto Guzzi. I destini dell’aquila e di Moioli si incrociano quasi per caso, come un giorno aveva raccontato Faggi: "Moioli era un agricoltore a Olcio. Lo vidi vangare con una energia incredibile e gli proposi di venire a vogare in Guzzi: mi mandò a quel paese. Non mi arresi e lo convinsi".

Braccia massicce, carattere schivo ma anche volontà di ferro e una propensione al sacrificio unica. Ma soprattutto un amore incondizionato per il canottaggio, che una volta appesi i “remi al muro” lo hanno trasformato in allenatore e dispensatore di consigli, un “guru” saggio e disponibile per i tanti giovani cresciuti e diventati campioni all’ombra dell’aquila di Mandello. L’ultimo in ordine di tempo Andrea Panizza, nato nella frazione di Olcio come lui, laureatosi campione mondiale nel 4 di coppia e poi, nella stessa specialità, capace di conquistare l’argento olimpico a Parigi 2024. Oggi se ne è andato un campione stimato, capace di grandi imprese, un uomo d’altri tempi, semplice, con lo sguardo severo e profondo come le acque del suo lago e il viso scavato come i fianchi della Grigna.

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