Sale l'attesa per i Rolling Stones a San Siro

Gli affezionati si scaldano per il concerto di martedì a San Siro. Domani festa del fan club a Mare culturale urbano

Rolling Stones

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Milano - ​Gli unici a non domandarsi se questo sarà l’ultimo tour sono loro. I Rolling Stones. Anche se quei sessant’anni di rock’n’roll che festeggiano martedì notte a San Siro ne fanno la band da stadio più longeva del pianeta. Il primo giugno, sera del debutto europeo a Madrid, il più giovane dei tre, Ron Wood, ha compiuto 75 anni. Mick Jagger ne compirà 79 il mese prossimo e Keith Richards lo eguaglierà a dicembre. Gerontocomio rock? Un po’, ma il frontman rimane un fenomeno biologico con quella magrezza e quella agilità decisamente fuori dal comune per uno della sua età. Basta vederlo attaccare “Street fighting man” per ritrovare immediatamente quello di trenta o quarant’anni fa.

Uno che neppure il Covid è riuscito a fermare più di una settimana, come sanno bene i fan milanesi, rimasti sul filo per giorni dopo lo slittamento forzato dei concerti di Amsterdam e Berna. Gli autoarticolati con i materiali dello spettacolo sono già a San Siro e il montaggio del palco inizierà nella nottata di oggi, appena spenti i riflettori su Marco Mengoni. La band ha fissato il suo quartier generale in un grande albergo in zona Quadrilatero. In scena pure l’ex Allman Brothers Band Chuck Leavell affiancato alle tastiere da Matt Clifford, dall’irrinunciabile Darryl Jones al basso, Tim Ries e Karl Denson ai fiati, Sasha Allen e Bernard Flower (altro veterano) ai cori. Alla batteria Steve Jordan, al suo primo tour europeo con gli Stones dopo l’addio di quel Charlie Watts che verrà ricordato in apertura di concerto.

Diciannove i pesi in scaletta. Anche se a riscaldare gli animi ci penseranno già nel tardo pomeriggio i Ghost Hounds, il sestetto rock-blues di Pittsburgh scelto da Jagger come supporter di questa concertone milanese. "C’era bisogno di un altro libro sugli Stones? In Italia, direi quasi di sì", ammette Isy Araf, fondatore del fan club Rolling Stones Italia autore con Andrea Pagano de “La grande storia dei Rolling Stones”, volume di 368 pagine (con la prefazione di Eugenio Finardi e dello stesso Leavell) che la coppia presenta domani con una grande festa al Mare Culturale Urbano infiammata dall’omaggio della cover band Donkeys Forever di cui Araf è incidentalmente frontman.

«Il tour che ha segnato di più il rapporto della band con l’Italia? Forse quello dell’82, che coincise con la vittoria azzurra del Mondiale, la predizione del risultato finale da parte di Jagger e la riapertura ai grandi concerti dopo anni difficilissimi per la musica live. A mio avviso, però, il più bello rimane quello al Circo Massimo del 2014, sia per la qualità dello show che per l’atmosfera respirata. Rimasi folgorato pure dal (doppio) show al Palalido di Milano del 1970. Delle puntate italiane di Jagger & Co. mi sono perso solo la primissima del ’67, ancora al Palalido, perché avevo 12 anni".