Margherita Vicario, la 'cantattrice' fa Bingo

Con il nuovo album sceglie di continuare a camminare in bilico sul filo che lega l’attrice alla cantautrice

Margherita Vicario

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Sembra uscire dalla copertina per trascinarti nel suo mondo di unghie laccate e coriandoli dorati la Margherita Vicario di “Bingo”, album con cui sceglie di non scegliere e di continuare a camminare in bilico sul filo che lega l’attrice alla cantautrice. Un po’ come la nipote del regista Marco Vicario e di Rossana Podestà fa (senza rete) nei concerti, con quella teatralità che le consente di dare il giusto spessore a canzoni apparentemente lievi e colorate proprio come la copertina di cui sopra. Avrà modo di accorgersene l’11 giugno il pubblico del Porte Aperte Festival di Cremona, dove Margherita accende l’amplificatore di un’estate intensa che la vedrà transitare pure dal Wow Festival di Villa Olmo a Como il 16 luglio. “‘Bingo’ è il mio secondo progetto in studio, ma rispetto al primo, arrivato nel 2014, è cambiato tutto” ammette lei, romana, 33 anni. “E se al tempo Bobo Angelini aveva prodotto il disco esattamente come volevo io, mettendosi al servizio della mia fantasia, questo nasce da un confronto continuo”.

Il suo bingo l’ha fatto incontrando Davide "Dade" Pavanello, colonna dei Linea 77 e produttore.

"Mi ha permesso di approcciare sonorità ‘urban’ conservando il mio spirito cantautorale. ‘Bingo!’ è un'esclamazione di gioia per dire che ce l'ho fatta, mi piace però sottolineare che non è stata solo fortuna, c'è stato pure tanto lavoro".

In “Orango tango” cita Giorgia Meloni, Family Day e il governatore De Luca, a cui lei dice di offrire “50 milioni” perché si tolga di mezzo.

“Quella canzone è chiaramente un divertissement; prima però di essere cantautrice sono una cittadina di questo paese e quindi a volte mi viene di dire la mia. De Luca, ad esempio, mi ha molto delusa il giorno in cui, rispondendo ad una madre preoccupata dal protrarsi delle chiusure scolastiche, ha detto che tanto nessun bambino del mondo vuole andare a scuola. Non mi sembra un pensiero da buon politico. Mi piace far passare con leggerezza nei pezzi dei pensieri anche molto tossici e molto forti”.

Un cognome come il suo è un dono del cielo o un dazio da pagare?

"Né l'uno né l'altro. Negli ultimi due anni, però, a Sanremo non mi sono nemmeno presentata, perché la regia era di mio zio Stefano e ci sarebbe stato qualche di opportunità. Comunque, prima avevo tentato quattro volte ad entrare tra le Nuove Proposte ma senza esito”.

Come è nata “Xy” con Elodie?

"La trovo un personaggio di cui si sentiva abbastanza il bisogno. Oltre ad essere molto, molto, in gamba credo stia contribuendo ad internazionalizzare la nostra musica. È l'unico brano del disco scritto assieme a Davide Petrella, specializzato in grandi artisti pop”.

Al cinema ha lavorato con Woody Allen. E nella musica con chi le piacerebbe mischiare le carte?

“Stromae. Riesce a fare un pop straordinario, con contenuti importanti”.

Il regista che si sogna la notte.

“Non uno, ma due. Michel Gondry o Baz Luhrmann, perché amo il cinema visionario”.