E Pieve diventa capitale del "calcio balilla"

Oltre 200 atleti da tutta Italia si sfidano per un evento unico. Storia di una passione che resiste bene anche nell’era del virtuale

Migration

Oltre 200 atleti da tutta Italia a Pieve Fissiraga. Mani alle stecche, occhi puntati sul tavolo verde, massima reattività: perché gli atleti in questione non muovono un passo. Sono i “re“ del calcio balilla, un fenomeno di costume che resiste orgoglioso anche all’era dei videogame e del Mataverso.

D’altronde, è una passione vecchia (si fa per dire) di un secolo. Il primo brevetto conosciuto è quello del britannico Harold Searles Thornton, Apparatus for Playing a Game of Table Football, registrato nel 1923 alla Kings Patent Agency di Londra. Appassionato di calcio e tifoso del Tottenham, Thornton sarebbe stato ispirato da fiammiferi appoggiati sopra la loro scatola. A contendersi la paternità dell’idea originale, altri due illustri personaggi: Lucien Rosengart e Alexandre Campos Ramírez. Il primo, un ingegnere automobilistico francese, avrebbe inventato il biliardino all’inizio degli anni ’30 per intrattenere i tanti nipoti d’inverno.

Il secondo, conosciuto anche come Alejandro Finisterre, fu poeta editore e combattente antifranchista. Ferito in un’esplosione nel 1936, non potendo giocare a calcio, Alejandro ne progettò una versione “portatile”: "Amavo il tennis da tavolo, mi sono detto: perché non inventare il calcio da tavolo?". E calcio balilla fu.

In Italia, i primi esemplari del gioco vennero ideati nel 1936 da un artigiano di Poggibonsi, che però si limitò a delle prove. Secondo la versione di un noto costruttore italiano, intorno agli anni 40, fu ritrovato all’interno della falegnameria del carcere di Alessandria un modello di calcio balilla costruito tutto in legno.

In epoca della seconda guerra mondiale iniziò, proprio ad Alessandria, una piccola produzione dei primi esemplari di calcio balilla e vennero soprattutto utilizzati come strumento di riabilitazione psicomotoria per i reduci di guerra e intrattenimento dei reparti militari. Intorno al 1950 aumentò la richiesta e di conseguenza la produzione dei tavoli da gioco.

Dopo soli tre anni, la parola calcio balilla – “calcio piccolo” nel dialetto genovese – entrava nel dizionario. Da lì alla diffusione di massa, il passo non è stato breve. Ma il successo è stato tale da portare, nel 2002, alla fondazione della International Table Soccer Federation (ITSF).

Ora, l’appuntamento a Pieve. Promossi dalla Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali e dalla Lega Italiana Calcio Balilla, gli Open d’Italia si tengono da domani al 19 febbraio il centro polivalente del Comune di Pieve. All’evento, patrocinato dal Comune, dal comitato regionale Lombardia del Coni e dall’Asd Accademia Calciobalilla, si sfideranno diverse categorie: Pro, Semi Pro, Amatori, Femminile, Veterani, Under 19, Misto ed Exclusive.

Tante anche le iniziative collaterali in programma, che faranno da cornice alla manifestazione: nella giornata di apertura, domani, un torneo riservato alle istituzioni e ai partner dell’evento. L’avvio delle sfide ufficiali, nella mattinata di venerdì, sarà invece preceduto da una importantissima iniziativa che avrà la finalità di fare formazione e informazione sui giochi tradizionali e sulla storia del calcio balilla dando molta importanza all’attività inclusiva con il coinvolgimento degli alunni degli istituti comprensivi del territorio.

Infatti quella del calcio balilla è una delle ultime specialità tra quelle della Figest, la Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali, che ha permesso di inserire la disciplina tra quelle ammissibili per l’iscrizione al Registro nazionale delle associazioni e società sportive dilettantistiche del Coni.