CRISTIANA MARIANI
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La ricetta di Fulvio De Rosa: "Differenziarsi è la chiave"

De Rosa e show come Rugby Sound, Mantova Summer Festival e Nxt Bergamo, il pensiero di uno dei massimi esperti italiani di organizzazione di eventi musicali: "Sono milanese, ma lì il mercato è in mano a pochi. Così sono uscito da Milano"

Anna Pepe, una delle protagoniste del Rugby Sound a Legnano

Anna Pepe, una delle protagoniste del Rugby Sound a Legnano

Rugby Sound a Legnano, Mantova Summer Festival, Alguer Music Festival, Nxt Bergamo: dietro alcuni dei festival musicali estivi più importanti d’Italia c’è una grande e composita squadra coordinata dalla stessa persona. Fulvio De Rosa è uno dei massimi esperti italiani di organizzazione di eventi musicali.

Fulvio, qual è la caratteristica principale che deve avere chi vuole riuscire a gestire tutto questo?

"Una ricetta segreta non esiste, è un mix di fattori, background, sensibilità e di valori. È un insieme anche delle persone al tuo fianco, che condividono quel che fai. Quando inizi a diversificare le proposte, devi ampliare il tuo orizzonte ed è proprio questa una caratteristica indispensabile: la differenziazione. Il nostro percorso ci ha portato a uscire da Milano: sono milanese, ma questa non è la città in cui sono riuscito ad affermarmi perché le grosse società hanno preso le redini del settore. Nei piccoli centri è stato più facile".

Anna Pepe, Artie 5ive, Kid Yugi, Nerissima Serpe, Papa V, Fritu, Nicky Savage: gli esponenti della musica trap in questa edizione del Rugby Sound sono molti più degli anni scorsi. Come rispondete alle critiche di chi vi accusa di aver snaturato questo festival?

"Chi apprezza non commenta mai, chi commenta lo fa per criticare. Due anni fa avevamo una programmazione analoga, molto sbilanciata sull’urban. Non è cambiato molto. Negli ultimi anni sono venuti alle nostre serate anche i figli dei frequentatori storici del Rugby Sound. Magari portati dai genitori. Il mercato attuale esprime questa risposta giovanile in trap e rap, tutto questo va rispettato. Milano accentra molto e tutto questo colpisce l’interesse del nostro pubblico. Gazzelle, Marracash e Lazza erano da noi pochi anni fa, ora si sono esibiti a San Siro".

Cosa pensa delle recenti polemiche sui finti sold out di alcuni artisti?

"Vivo tutto questo con speranza. Il doping in questo mercato ha avuto l’avvento molti anni fa. Sono sempre modelli che arrivano dagli Stati Uniti. Le società di ticketing possiedono quelle che organizzano concerti, perciò l’intento primario non può che essere quello di vendere biglietti e ricavare commissioni. Finché il sistema regge tutti zitti, adesso forse le pance cominciano ad essere vuote e quindi cominciano le lamentele".

Qualcosa dopo questo polverone potrebbe cambiare?

"Potrebbe, ma non per lo scandalo. Se un cambiamento arrivasse, sarebbe perché quel modello ha prodotto danni notevoli economici a qualcuno. Prima era l’artista ad andare in tour su più palchi possibili, ora l’artista, o il management, dice allo spettatore: ‘Io sono a casa mia, se vuoi vieni a seguirmi’. L’artista, o il suo staff, aspetta che l’Italia vada in tour per vederlo. E andare a vedere un concerto costa ormai tanto. Questo impatta sulle economie delle famiglie. In più questo sistema ha abituato il pubblico di giovane età che la musica live è solo quella e tutto il resto che è sotto (club, disco, venue piccole, ndr) viene abbandonato".