PAOLO GALLIANI
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Ristorante Veramente a Milano: Tradizione Italiana dai Brianza Boys

Scopri il ristorante Veramente a Milano, un baluardo della cucina italiana tradizionale creato dai Brianza Boys.

Scopri il ristorante Veramente a Milano, un baluardo della cucina italiana tradizionale creato dai Brianza Boys.

Scopri il ristorante Veramente a Milano, un baluardo della cucina italiana tradizionale creato dai Brianza Boys.

È un avverbio e potresti utilizzarlo con tono affermativo ma anche interrogativo, tipo “Esiste davvero un posto con un nome simile?“. Risposta: certo che sì. Per la precisione in una strada meneghina che gigioneggia piacevolmente tra Brera e Garibaldi e che deve essere sembrata perfetta per piazzare l’insegna “Veramente”, con il suo mood rassicurante in un’epoca abbonata ai dubbi e il suo sound tricolore che non cede all’imperante (e noiosa) anglofonia di cui le nuove attività sembrano non potere fare a meno. Complimenti ai titolari, Gianmarco Venuto e Filippo Sironi, i due “Brianza Boys” nati e cresciuti a Monza e legati dalla complicità nata sui banchi di scuola, al liceo classico Zucchi, che da un po’ di anni si sono presi scena e vetrina anche a Milano. Complice l’amicizia, relazione – direbbe Paolo Crepet – che chiede complicità e regala un tempo che non è mai sprecato. Ma anche un piglio impreditoriale non comune, se è vero che i due 36enni, dopo avere inventato un brand di successo come “Il Mannarino” (18 punti vendita, 5 a Milano) format “macelleria con cucina” e avere acquisito il marchio “Rosita Galletto e Birra”, la scorsa estate hanno pensato bene di avviare il ristorante “Veramente” in via Palermo presentandolo come baluardo dell’autentica cucina italiana all’insegna del mantra “convivialità, tradizione e semplicità”.

Progetto ambizioso. Ai due amici monzesi hanno dato (e danno) una mano i fratelli Filippo e Marco Mottolese, anche loro brianzoli (il primo founder della catena di pasta fresca “Miscusi”, il secondo ideatore della food-tech company Foorban). E che l’operazione stia raccogliendo più di un consenso lo conferma la frequentazione sempre nutrita nel locale dove un certo classicismo estetico flirta con i piccoli inserimenti di garbata modernità, tra archi di mattoni rossi, lampadari in ottone e pareti rivestite da foto in bianco e nero che evocano un’Italia d’altri tempi. Ma lo rivela anche il via vai del personale che si premura di servire e rifinire le ordinazioni al tavolo, sfoggiando piatti che definire “riconoscibili” è puro eufemismo e che non hanno mai le ricamature di certe trattorie meneghine “contemporanee” dove fare del cinema sembra più importante che fare buona cucina. Certo, non è facile decidere su cosa opzionare nella lunga lista di “Abitudini italiane”, sostantivo e aggettivo con cui il nuovo brand si presenta agli ospiti. E pur consapevoli dell’opinabilità della scelta, segnaliamo gli “Spaghettoni alla Nerano con provolone del Monaco”, i “Pici fatti in casa al ragù mantecati al tavolo”, l’ottimo “Risotto alla milanese con fondo bruno e gremolada” ma anche la Polenta fritta con porcini e fonduta di Grana Padano Riserva” e l’impeccabile Cotoletta. Aggiungendo una raccomandazione per il “Salame al cioccolato, pan brioche tostato e panna alla vaniglia”. Giusto per prolungare la permanenza dove arrivi e ti sembra di esserci già stato. Nemmeno il tempo di affezionarsi alla living room che si distende tra la cucina e il lato strada e scopri che è possibile cenare e ascoltare musica anche al piano interrato, in due deliziose “sale vinili” che celebrano i miti anni ’60, ’70 e ’80 e che invitano ad accomodarsi e a tirar tardi ascoltando le canzoni senza tempo di Ray Charles e Mina, di Sinatra e Bobby Solo selezionate da un addetto alla console dopo avere raccolto eventuali richieste. Commento inevitabile. Che vale un applauso ai “Brianza Boys”. E al loro brillante approccio, grammatica concettuale comprensibile a tutti: siamo il cibo che mangiamo. Con tanto di considerazione finale: un gran bel ristorante. Veramente. E stavolta, non è un avverbio.