ELVIRA CARELLA
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Lo slalom nella vita di Giorgio Rocca: “Le batoste, i trionfi, il cuore: serve un carattere d’acciaio”

Giorgio, ora maestro dei vip, con il pensiero rivolto a Milano-Cortina 2026. Tra la ‘pugnalata’ della caduta olimpica e la voglia di una Milano migliore: Bisogna ridurre caos e inquinamento puntando su aree verdi e mobilità”

Giorgio Rocca, ex slalomista

Giorgio Rocca, ex slalomista

Lo slalom è la sua specialità. Vincitore di undici gare di Coppa del Mondo, e non solo, l’ex sciatore alpino, Giorgio Rocca, grande atleta, ci indica il segreto per essere “campioni”, anche nella vita.

Partiamo dalle sfaccettature dello sport che pratica.

"Ha diverse variabili, che possono influire sui risultati. Richiede capacità istintive e comporta sacrifici. Inoltre non offre un supporto per stare seduti, per cui ci si sente un po’ vulnerabili, ma anche padroni di sé, perché i propri arti fungono da ammortizzatori. Gli sci permettono di scivolare più o meno veloci, in base alle proprie abilità. I luoghi nei quali si pratica la disciplina sono straordinari, l’aria fredda e sferzante regala intense emozioni. Ultima cosa, non meno importante, nel mio sport spesso gli insuccessi superano i risultati positivi: tutto questo fa parte della vita sportiva".

Da dove è esplosa la passione per lo sci?

"Sin dall’età di due anni ho vissuto a Livigno, località che offre, in genere, la possibilità di sciare da novembre a maggio. Fino a 13 anni ho praticato lo sport in modo ludico. Poi ho intrapreso la mia strada: lo sci alpino, che è molto costoso. Ho avuto la possibilità di farlo, grazie ai sacrifici dei miei genitori".

Il momento indimenticabile della sua carriera? "Probabilmente, la stagione del 2005: vinsi cinque gare di seguito. Ci fu anche l’inaugurazione olimpica ed io lessi il giuramento. Oltre alla componente legata alla performance sportiva, c’era l’emozione, difficile da tradurre in parole, di partecipare a un’Olimpiade da leader, in casa mia, per cui mi sentii parte di una Nazione, che credeva in me. Anche se, poi, ci fu la caduta olimpica, una pugnalata. Sapevo di essere il più forte in quella disciplina, ma in quel momento mi resi conto della fragilità umana".

Com’era da bambino?

"Offrivo poche garanzie: ero cicciottello, nient’affatto atletico. Nell’adolescenza sono cambiato ed ho compreso che, per raggiungere gli obiettivi, bisogna avere un carattere forte. Tale sport comporta anche batoste, perché nell’85% dei casi ci si fa male".

È un atleta che deve superare gli ostacoli. Qualcosa la spaventa?

"Il fatto di non accontentarmi mai. Sono stato sempre molto esigente con me stesso per il raggiungimento di un risultato. Nel dopo carriera, niente è cambiato. Bisogna, invece, accontentarsi di quanto si ha di bello".

Cosa significa per lei vincere?

"È un’eterna sfida con sé: non è arrivare primi in qualcosa, ma migliorarsi e superare i propri limiti".

Che consiglio darebbe ai giovani per realizzarsi?

"Devono fare tutto il possibile, per evitare recriminazioni postume. Dico ai miei figli: “A me non interessa che tu vinca, ma che agisca al meglio di quello che tu creda sia possibile fare. Devi sudare e sudartela”. Lo sport può comportare successi e tanti insuccessi. Ed è preferibile cadere da leoni, piuttosto che arrivare al traguardo solo per dire di essere giunti. La costanza e la dedizione, per raggiungere un obiettivo, li farà diventare migliori, con una felicità interiore che li porterà a diventare grandi in modo più sereno".

Nel 2026 ci saranno le Olimpiadi Milano-Cortina.

"Abbiamo tantissime possibilità di fare bella figura. Nello sci alpino, nel settore maschile, siamo un po’ carenti, ma in tutte le altre discipline siamo forti. Manca poco".

Milano e lo slalom per…

"Ridurre il caos e l’inquinamento. Vorrei che ci fossero più aree verdi, mobilità ecosostenibile e maggior senso di civiltà, come accade in altre città, per un futuro più sano. Mi auguro che le Olimpiadi portino un po’ più di aria rinnovata".

Il suo luogo preferito in città?

"Il Castello Sforzesco, area particolarmente tranquilla e verde, simile al mio mondo, la natura, ma nel centro della metropoli, in un luogo così ricco di storia. Meraviglioso".