
I piatti rock dell’Osteria Tajoli. Se la cucina verace va di moda
Via Brembo non è la Bitinia dell’Impero, ovvero della città. Forse lo era venti, trent’anni fa, non ora, con la vecchia distilleria di largo Isarco che è diventata un luogo pensante come la Fondazione Prada e la vicina piazza Olivetti considerata la metafora della Milano che verrà. Ci si è messa pure la fantasia ad aiutare, grazie alla creazione di un acronimo – Soupra, insomma South of Prada – in linea con la moda delle abbreviazioni che sembra andare in gran voga.
Insomma, Matteo Donnarumma non sta nella pelle e ha ragione: la sua osteria ha un gran futuro, anche se ha il retrovisore rivolto al passato, quando negli anni ’70 era una vecchia locanda stile "fuori porta", pochi piatti, servizio informale e la caciara serale attorno ad una chitarra, ad un microfono e alla simpatia dichiarata per il cantante di un’Italia d’Altri tempi, mitico ma anche sfortunato, che ancora oggi dà il nome al locale. Tant’è. L’allora 22enne Matteo quello strano posto lo frequentava spesso e si era pure impuntato: "Prima o poi lo rilevo". E alla fine, c’è riuscito, consegnando al tempo che passa una trattoria più contemporaneo ma dal mood sempre un po’ "campagnolo" (è un complimento), cucina verace e prezzi non esosi, dove hanno imparato a ritrovarsi anche clienti legati al mondo del fashion che ti aspetteresti d’incontrare in altri ritrovi e quartieri. Buon per lui, per il titolare, che oggi ha 41 anni, figlio d’arte, ovvero di genitori che hanno scritto diverse pagine nel mondo della ristorazione, look sublimato nelle distese di tatuaggi che lo ricoprono in più parti del corpo; un’accoglienza che definire manieristica sarebbe un insulto; e una visione della vita che mette insieme l’amore per il passato, l’autodichiarazione di "credente" che si intuisce dalla presenza di madonne un po’ ovunque e il culto per le provocazioni visive, come quelle che si notano "lato bagni" dove si alternano gigantografie di personaggi politici giudicati interessanti.
Certo, il contesto ha un peso. Ma alla fine conta quello che arriva nel piatto. A cominciare dai mondeghili "cicciottelli" portati al tavolo assieme ad altri antipasti curiosi come il mascarpone con mostarda. Per passare ad un risotto all’onda con ossobuco che si prende la scena, anche se a fargli concorrenza ci sono i gettonatissimi gnocchi con funghi e Quartirolo. Nemmeno il tempo di decidere, e l’occhio cade su fumanti cotolette, spessore medio, con osso e impanatura giusta. E allora, via con i secondi, facendosi largo tra una guancia brasata con Sangiovese e l’immancabile stinco di maiale. E con i dolci da pasticceria abbinati a vini giusti e all’annuncio di un dehors esterno e chiuso che dal 7 dicembre aggiungerà spazio e posti a quelli già disponibili. Alla parete, una foto celebra il grande Tajoli.
E forse, da lassù, l’autore di canzoni memorabili come "Tango delle capinere" e "Mamma" potrebbe garantire la sua protezione. Sempre utile. Matteo lo ammette e del resto le ambizioni ti portano in paradiso anche con i piedi per terra: tempo un paio d’anni o poco più, dalle parti dell’ex Scalo Romana arriverà il Villaggio Olimpico. E l’Osteria Tajoli sarà lì, in posizione strategica, invidiabile. E sempre uguale a se stessa.