Poker di appuntamenti in due settimane per festeggiare i 150 anni della nascita del maestro Rachmaninov. Dal 13 al 23 aprile l’Orchestra Sinfonica di Milano sviluppa un Festival quadripartito per tracciare un ritratto del grande compositore russo. Con l’integrale dei quattro concerti per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, una vera “impresa pianistica” per Alexander Romanovsky, grande solista, indiscusso talento degli 88 tasti, vincitore a 17 anni del primo premio al Concorso Busoni, ospite dei palcoscenici più prestigiosi al mondo. "Ci troviamo di fronte a un compositore prolifico ma che per lassi di tempo molto lunghi non ha composto, nonostante una vita lunga 70 anni la sua produzione non è lunghissima – spiega Romanovsky –. Ha però trovato subito una vena molto generosa e già le sue prime opere erano composizioni talmente prorompenti sia nel linguaggio armonico sia per senso di equilibrio nella forma, così riuscite che lo stesso Rachmaninov, essendo molto richiesto, ha continuato a suonarle per tutta la vita". Sul podio dell’Orchestra Sinfonica di Milano, ad accompagnare Romanovsky nell’impresa, il direttore emerito dell’Orchestra, Claus Peter Flor. Figura poliedrica, ripudiato come "l’antico bardo dei commercianti all’ingrosso" dalla cultura di Stato della madrepatria, allora Urss, tacciato di conservatorismo dalle avanguardie del ’900, Sergej Rachmaninov affinò il suo stile rinnovando il confronto con la figura demoniaca del compositore-interprete incarnata da Paganini e Liszt. Rachmaninov rappresenta nel Novecento il virtuosismo, ma anche della difficoltà, umanissima, di essere compositore. Diventeranno leggendarie le sue lunghe dita, che gli permetteranno di raggiungere sulla tastiera del piano un intervallo di dodicesima o di tredicesima, talmente preziose da indurre l’autore ad assicurarle dalla società Lloyd’s di Londra. Fu molto più di uno straordinario pianista: fu compositore e direttore d’orchestra.
Giovedì 13 aprile alle 20.30 prende le mosse il Festival dedicato a Rachmaninov, col Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in Fa diesis minore op. 1, “condito” da due gioielli della musica francese del ’900: la Petite Suite di Claude Debussy e Ma mère l’oye di Maurice Ravel.
Domenica 16 aprile alle 16, con il Concerto n. 2 per piano e orchestra in Do minore op. 18, capolavoro presentato a Mosca il 9 novembre 1901 con l’autore al piano e Alexandr Ziloti alla direzione. Una pagina traboccante di pathos post-romantico. Il Secondo Concerto viene accostato ai magnifici Études-Tableaux, saggio della straordinaria bravura e della spigliata fantasia di orchestratore di Ottorino Respighi che trascrive per orchestra l’originale pianistico dell’op.33 e dell’op. 39. Giovedì 20 alle 20.30 il Terzo Concerto in Re minore op. 30, forse il più conosciuto dopo il successo del film Shine. Il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in re minore, op. 30 di Rachmaninov, composto nel 1909, è d’impostazione tardo-romantica e deve una parte della fama alla grande difficoltà esecutiva; viene abbinato alle Enigma-Varations op.36 di Edward Elgar. Domenica 23 aprile alle 16 gran finale con il Concerto n. 4 in Sol minore op. 40, al centro del quale si impone un Largo che contiene la citazione di una canzone popolare inglese (“Three blind mice”). Fanno da pendant le Danze sinfoniche
op. 45, composta negli Stati Uniti dove il compositore visse la seconda parte della sua vita.