Una città di serie A. Il lungo campionato di Patrizio Sala si è fermato a Monza

Nato a Bellusco, ha vinto lo scudetto nella stagione 1975-1976 col Torino allenato da Gigi Radice e ha vestito anche la maglia azzurra. Dopo tanto girovagare, ha scelto di vivere dove è nata la moglie. .

Una città di serie A. Il lungo campionato  di Patrizio Sala si è fermato a Monza

Una città di serie A. Il lungo campionato di Patrizio Sala si è fermato a Monza

La sua vita da mediano l’ha inevitabilmente portato in giro per l’Italia: dalla Brianza ha fatto dapprima tappa a Torino, dove ha vissuto la fase più importante della sua intensa carriera sportiva.

Qui, infatti, Patrizio Sala, classe 1955, nato a Bellusco, cresciuto calcisticamente nel Monza, ha vinto lo scudetto nella stagione 1975-1976 con il Toro allenato da Gigi Radice.

Un’impresa che i tifosi granata ricordano sempre con infinita nostalgia.

Le stesse suggestioni che prova ovviamente pure il “Pat“, che vinse il titolo tricolore al primo campionato in serie A. La professione gli ha fatto poi conoscere altre città: ha giocato a Genova, sponda doriana, Firenze, Pisa, Cesena e Parma.

Il suo personalissimo giro d’Italia è poi proseguito come mister: ha allenato, oltre le giovanili di Monza e Torino, anche Leffe, Varese, Pistoiese, Biellese, Vis Pesaro, Casale e Pro Patria. Infine è ritornato a Monza: nella stagione 2012-2013 ha allenato la Fiammamonza.

Adesso gestisce a Bovisio Masciago e a Cesano Maderno una scuola calcio di perfezionamento per ragazzi e ragazze dai 6 ai 18 anni. Sala, insomma, è partito dal Monza per avventurarsi con successo nel calcio che conta.

Con il club biancorosso portò a termine tutta la trafila nelle giovanili per debuttare in prima squadra nel campionato 1973-1974.

Il Monza allora disputava il campionato di serie C ed era allenato da Mario David. Per il centrocampista brianzolo verranno poi altre soddisfazioni. Nel suo curriculum ci sono anche 8 partite con la nazionale.

In azzurro disputò la finale per il terzo posto ai mondiali di Argentina del 1978.

L’Italia fu battuta per 2 a 1 dal Brasile. Ma Sala, dopo tanto girovagare, da anni ha comunque trovato a Monza il luogo di residenza ideale.

Una scelta fatta senza incertezze insieme alla moglie Daniela: quando si sposarono lui aveva 22 anni, lei uno di meno.

"Inizialmente – spiega – avevamo preso casa a Lesmo. Ma nel 1992 ci siamo trasferiti a Monza. Mia moglie è monzese. Questa è una città a misura d’uomo. Assicura buoni servizi e ha il vantaggio di essere vicina a Milano. Apprezzo anche il fatto che sia una città tranquilla".

"Penso che questi motivi – sottolinea Sala – siano gli stessi che portano persone provenienti da altre località a risiedere a Monza. Certo, tutto è migliorabile. Anche qui. Penso, per esempio, agli interventi sulle strade. Bisognerebbe programmarli meglio, effettuandoli, se possibile, nel periodo estivo. Insomma, quando la città è meno affollata. E poi molti marciapiedi andrebbero sistemati: per le persone anziane, in certe zone, anche fare quattro passi può diventare decisamente complicato. E poi ci vorrebbe anche una maggiore vigilanza per le strade".

Sala non ha comunque dubbi nell’indicare in Parma la città più accogliente che ha conosciuto nel suo prolungato giro d’Italia, fatto di una serie di traslochi.

"In un anno e mezzo – ricorda l’ex centrocampista del Torino – mio figlio Riccardo ha cambiato tre asili: a Firenze, Pisa e Cesena. Parma è la città più vivibile in cui siamo stati. Si stava benissimo. Ma Torino è la città che mi è rimasta nel cuore: ci ho vissuto sei anni".

"Devo dire che io, però, sono piuttosto casalingo – ammette Patrizio Sala –. Ho cambiato tante città, ma alla fine non le visitavo mai a fondo. Proprio il contrario di quanto faceva mia moglie Daniela. Mi piace comunque anche la Romagna: penso a città come Rimini, Cesenatico e Igea Marina. Ma non ho mai pensato di trasferirmi. Daniela è monzese e dove sta bene lei, sto bene anch’io. La promozione in A, inoltre, ha dato più visibilità alla città. Ora confido nell’arrivo della metropolitana: è la chicca che manca".