Il tesoro dei turisti stranieri. Spese con carta oltre i 20 miliardi

Negli ultimi due anni più 38% negli incassi: metà per ospitalità e ristorazione. Primi gli statunitensi, ma big spender (soprattutto nella moda) arabi e asiatici.

Turiste dall’Asia fanno incetta di abbigliamento e accessori italiani nel centro di Milano

Turiste dall’Asia fanno incetta di abbigliamento e accessori italiani nel centro di Milano

Il valore della spesa con carta dei viaggiatori stranieri nel 2024 in Italia ha superato i 20,9 miliardi di euro, in crescita del 37.9% rispetto al 2022. Gli statunitensi sono i più fidelizzati, i turisti di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti i big spender, brasiliani e australiani quelli con crescita maggiore.

Emerge dalla prima edizione del Rapporto Tourism and Incoming Watch elaborato da Nexi con la direzione scientifica dell’Osservatorio Nazionale del Turismo del ministero del Turismo.

Con oltre 3,8 miliardi spesi, gli americani rappresentano il 18.3% dell’incasso totale (e sono di gran lunga i visitatori stranieri più frequenti, a Milano in primis), mentre i viaggiatori provenienti dai Paesi arabi sono i più alto-spendenti con una spesa media per carta pari a più del doppio rispetto a quella di tutti gli altri Paesi (913 euro per l’Arabia Saudita e 822 per Emirati Arabi Uniti, contro una media di 411).

Ma sono i viaggiatori provenienti dal Brasile e dall’Australia ad aver fatto registrare i più alti tassi di crescita, rispettivamente al +155% e +100 per cento.

A livello di distribuzione sul territorio, il 75% del valore del turismo “incoming“ è generato da 20 province che rappresentano un nucleo consolidato di destinazioni attrattive su cui si possono costruire strategie di crescita. Le città d’arte (Roma, Milano, Venezia, Firenze, Napoli) si confermano i maggiori driver economici che attraggono elevati volumi di spesa, costanti tutto l’anno. Per quanto riguarda le abitudini di consumo dei viaggiatori stranieri in Italia, ristoranti e strutture ricettive attraggono quasi il 50% delle spese (49,6%), seguiti da moda e accessori (12,2%) che catalizzano in particolare la spesa di una nicchia ad alto potenziale economico dalla Penisola Araba (30.6% del loro budget) e dal Sud-Est Asiatico (30%).

Resta però il nodo “overtourism“, da tanti indicato come un’emergenza da risolvere: "Il 75% dei turisti visitano solo il 4% del nostro Paese e quindi abbiamo piuttosto un problema di “undertourism“ nel 96% del nostro territorio – ha ragionato nel corso della presentazione dello studio il ministro al Turismo, Daniela Santanchè, invitando a cambiare paradigma –. Con il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida ho partecipato a un convegno su un nuovo tipo di turismo, quello del Dop e dei prodotti enogastronomici: abbiamo 5.600 borghi dove si produce il 95% delle nostre eccellenza di cibo e vino. È un turismo esperienziale e anche sostenibile".

Infine i dati sul turismo congressuale, dove l’Italia è il primo paese in Europa e il secondo al mondo. "Ci sono oltre un milione di stanze, in Italia, ma sono concentrate al momento solo nelle destinazioni più note e famose a livello mondiale, come Milano, Venezia, Firenze e Roma. I congressi offrirebbero una grande opportunità per espandersi in località interne bellissime".