Pirati a pedali in Valtellina, al “bazar” di Livigno le bici di contrabbando sono l’ultimo affare

Traffico di modelli elettrici e di lusso: sequestro da mezzo milione di euro. “Sfrusadur” traditi dalle polizze assicurative attivate sui siti delle aziende Dazi e Iva, evasione contestata a 185 persone

Due finanzieri delle Fiamme Gialle di Tirano con le bici di contrabbando sequestrate

Due finanzieri delle Fiamme Gialle di Tirano con le bici di contrabbando sequestrate

Il sospetto è che si vestissero di tutto punto con caschetto, tuta e scarpette. Furbetti “mimetizzati“ per eludere i controlli e arrivare (magari anche un po’ sudati) al valico di montagna e confondersi fra i gruppi di cicloamatori che ogni fine settimana d’estate affrontano il valico che, attraverso la Svizzera (e il passo della Forcola) collega Livigno alla Valtellina. In realtà erano in sella a costose biciclette di contrabbando che poi caricavano su auto e furgoni. A dare nell’occhio questa volta è stato “l’anomalo traffico” notato dai finanzieri al confine e l’attivazione della garanzia.

Le Fiamme Gialle hanno stroncato un traffico di bici provenienti da Livigno, sequestrandone un centinaio, per un valore di oltre mezzo milione. L’operazione Green Bike, così chiamata per la massiccia presenza di modelli elettrici, è nata dal "costante monitoraggio" effettuato dalla Compagnia di Tirano al valico di Piattamala. L’attività, spiega una nota della Finanza, "ha permesso di intercettare un anomalo volume di bici, transitate attraverso il confine, specie nella stagione estiva, commercializzate nell’area extra-doganale di Livigno".

L’analisi dei dati ha portato alla luce il sistema fraudolento: "A fronte di numerose esportazioni di bici verso Livigno, risultavano in dogana esigue operazioni di importazioni verso il territorio dello Stato". Le Fiamme Gialle di Tirano sono risalite all’identità degli acquirenti attraverso le garanzie, attivate sui portali delle società fornitrici: una volta appurato che la loro residenza era fuori da Livigno, hanno contestato l’ipotesi di contrabbando.

Un fenomeno, quello dei “pirati“ di Livigno, che è cambiato con il tempo. Una volta erano i profumi, i gioielli e la tecnologia a incoraggiare gli “sfrusadur” della domenica che si presentavano in dogana con l’orologio al polso. Oggi sono la benzina (1,3 euro al litro), l’alcol e le sigarette.

Negli ultimi anni si è aggiunto quello delle costose biciclette a pedalata assistita. Complessivamente nell’operazione delle Fiamme Gialle sono state sequestrate 137 bici, verbalizzati 185 soggetti, con evasione di diritti doganali (dazi doganali e Iva) pari a 161mila euro, e segnalati altri 26 soggetti alle autorità di altri Stati europei, per aver "introdotto illecitamente altrettante bici nel territorio doganale dell’Ue".

I finanzieri si sono presentati poi nei negozi. Sono stati eseguiti controlli fiscali nei confronti degli esercenti livignaschi "che avevano ceduto le biciclette, poi introdotte fraudolentemente nell’area doganale europea". Non bastasse, attraverso gli accertamenti anti-riciclaggio, sono state riscontrate irregolarità per ricavi non dichiarati e tracciati pagamenti in contanti sopra la soglia di legge.

L’Agenzia delle dogane, in collaborazione con il Comando provinciale di Sondrio, ha incassato oltre 250mila euro dalle sanzioni e dai proventi del riscatto delle bici. Sono stati notificati 25 atti di accertamento nei confronti di altrettanti soggetti che non hanno regolarizzato la loro posizione. Parte dei proventi di vendite e riscatti dei beni confiscati sarà destinata a fronteggiare l’emergenza causata dall’alluvione in Emilia-Romagna.